Le stime del Retailer Barometer Confimprese-Jakala su base semestrale ritoccano al ribasso per l’anno in corso rispetto a quanto anticipato a inizio 2025: dal +1,7% delle previsioni fatte a inizio anno a 0% per l’ultimo trimestre del 2025 a parità di rete.
Le aziende di abbigliamento-accessori stimano una chiusura dell’ultimo trimestre a -2,3%, frutto quest’ultimo di un anno difficile per il comparto moda. Non da meno la ristorazione che prevede un -1%, mentre solo altro retail (casa-arredo, elettronica, telefonia, libri, cura persona e fitness) si aspetta di chiudere al +1,8%.
“Alla chiusura dei primi otto mesi 2025 – riflette Mario Maiocchi, direttore centro studi Confimprese – il trend appare ormai abbastanza consolidato. Nonostante l’inflazione sia sotto controllo, i consumatori mostrano un atteggiamento cauto, improntato al risparmio sugli acquisti discrezionali e alla prudenza in quelli di prima necessità. Cosa questa che frena i consumi e la possibilità di crescita. Volatilità e incertezza dominano il contesto economico e su questi fattori è necessario fare una riflessione per adottare misure, anche in sede istituzionale, che mirino a ripristinare il potere di spesa delle famiglie dopo l’erosione inflattiva degli scorsi anni”.
Anche il mese di agosto non ha raggiunto i risultati sperati con un trend di fatturato del +1,0% su agosto 2024 a fronte di un periodo gennaio-agosto 2025 in calo del -0,4% sul 2024 in tutti i settori – effetto dei risultati peggiorativi dei primi mesi dell’anno (gennaio-aprile) –, in leggera risalita rispetto al -1,9% del I semestre ma pur sempre in campo negativo.
È allarme anche su scontrini e traffico in store. Continua la riduzione del numero di scontrini, registrata specialmente nel settore abbigliamento e accessori, che non è stata sufficientemente compensata dall’aumento dello scontrino medio.
Due terzi delle aziende riscontrano ancora un andamento negativo del fatturato nel progressivo gennaio-agosto 2025 vs gennaio-agosto 2024. Certo, nel corso dell’anno c’è stato un aumento ponderato dei listini pari al +1,4% (per abbigliamento-accessori del +2,1%), ma non abbastanza per riportare in crescita la marginalità, che ha avuto un impatto negativo per la metà delle aziende con punte dell’80% per il comparto abbigliamento-accessori.
Al calo del numero di scontrini si associa anche la flessione del numero delle visite in negozio pari al -3,5% lamentata dal 59% dei retailer su tutto il territorio nazionale trainato dalle regioni del Nord-Est e del Centro, che mostrano valori al di sotto della media Italia.
Si rileva, inoltre, che i consumatori sono sempre meno disposti a percorrere una distanza considerevole dalla home location al punto vendita fisico.
I costi del personale risultano in aumento dal 69% per le aziende. I costi di struttura (affitti, servizi ecc.) sono giudicati in aumento dal 71%. A risentirne maggiormente è il settore abbigliamento-accessori, in cui il 100% dei retailer dichiara un aumento dei costi di struttura.
Se a inizio 2025 il contesto macroeconomico e geopolitico, nonostante le oggettive difficoltà e lo spettro dei dazi americani, la base associativa aveva stimato una crescita preliminare dei consumi pari al +1,7% per l’anno in corso, per il semestre le attese sono state riviste al ribasso con una previsione pari a 0%. Il contesto economico è debole, incerto e destinato a rimanere tale nel medio-lungo termine.
Alla luce dei dati Confimprese afferma che diventa necessario riflettere sulle strategie distributive e sulla gestione dei punti vendita: aperture selettive, chiusure o rilocazioni, accompagnate da programmi mirati a stimolare traffico e conversione, migliorare l’esperienza in negozio e rendere l’offerta più in linea con le esigenze dei consumatori.
Tra le leve da azionare per attirare il consumatore in punto vendita, la spinta promozionale, ma il 55% delle aziende pensa di ridurla da qui a fine anno, soprattutto le il comparto abbigliamento-accessori e altro retail.
Questa è un’arma a doppio taglio se si considera che solo il 6% dei consumatori dichiara di non essere attento a sconti e promozioni. Anzi, dato il ridotto potere d’acquisto e la rinuncia ai bene voluttuari a favore di quelli di prima necessità, la leva promozionale dovrebbe essere tenuta in maggiore considerazione dai retailer per fare battute di cassa e aumentare il numero di scontrini.