AlixPartners analizza il futuro dei punti vendita
AlixPartners analizza il futuro dei punti vendita
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di Federica Bartoli
Cala del 2% il numero dei punti vendita in Italia Analisi di AlixPartners su dati di Federdistribuzione) in tutti i settori, ovvero circa 30mila esercizi che negli ultimi 2 anni hanno abbassato per sempre la claire.
/i> Un trend decrescente iniziato nel 2022, sia per i negozi tradizionali, sia per la grande distribuzione, e che è proseguito invariato anche nel 2023. Una vera e propria inversione di rotta rispetto al 2021 che, dopo il passaggio forzato agli acquisti online a causa della pandemia, aveva visto invece un aumento dei punti vendita fisici del 4% nei settori non-food e dell’1% nel food.
Il consolidamento delle reti fisiche nel retail fa parte dei grandi cambiamenti a cui il settore sta andando incontro, come emerge dall’AlixPartners Disruption Index. Secondo lo studio della società globale di consulenza, finalizzato a misurare la magnitudo dell’impatto delle forze trasformative, il retail a livello globale risulta essere l’industry più vulnerabile tra le 10 analizzate, con il 38% dei dirigenti del settore che ammette di temere di perdere il proprio posto di lavoro, e con circa la metà che afferma che le aziende non riescono a tenere il passo con i cambiamenti tecnologici e teme che le competenze dei dipendenti stiano diventando rapidamente obsolete.
Per comprenderne le ragioni, AlixPartners ha sondato anche il sentiment dei consumatori italiani attraverso una ricerca condotta nel 2024 su un campione di mille intervistati suddivisi in 4 categorie di età. Dalla ricerca è emerso che gli intervistati mostrano un atteggiamento diverso a seconda del tipo di negozio. Alla domanda “Rispetto agli ultimi 2-3 anni, con che frequenza ti rechi nei negozi fisici?” emerge un aumento della propensione a recarsi nei supermercati (+27%) e nei negozi dedicati alla cura della casa e della persona (+13%), mentre diminuiscono le visite ai negozi di abbigliamento–scarpe–accessori (-24%), elettronica (-37%), e mobili e accessori per la casa (-37%). Scelte che sorprendentemente sembrano trasversali per tutte le fasce di età.
Nello specifico, dall’indagine emerge che nel segmento food il sentiment dei consumatori mostra una crescita delle visite sia sui siti di e-commerce (+6%) che nei punti vendita, indipendentemente dal tipo: negozi alimentari di prossimità: +9%; super/ipermercati: +7%; discount: +6%.
Esattamente l’opposto si verifica nel mondo non-food dove, a fronte di una crescita del 26% dell’e-commerce, corrisponde un calo delle visite ai negozi monomarca (-22%), ai centri commerciali (-16%) e agli outlet (-11%), mentre i negozi multimarca sono quelli a tenere meglio con un -1%.
Ma quali sono i motivi principali che spingono i consumatori a recarsi in negozio piuttosto che acquistare online? Sia per il food (52%) che per prodotti non alimentari (62%) i punti vendita sono preferibili all’online perché offrono la possibilità di provare il prodotto e di verificarne la qualità. Ma nel segmento food, ci sono altri plus che spingono il consumatore a recarsi nei supermercati, come scoprire le novità sullo scaffale (43%), trovare un assortimento più ampio (42%) e poter approfittare di offerte promozionali vantaggiose (38%). Meno rilevante la “migliore esperienza d’acquisto” (22%).
«La crescita dell’online nel Food appare ridimensionata rispetto a molti altri comparti retail — commenta Marco Eccheli, partner e managing director consumer products & retail di AlixPartners in Italia. — Al fine di sfruttare appieno le potenzialità dell’online in una logica multicanale, le imprese del food in collaborazione con i retailers dovrebbero concentrarsi sull'ampliamento dell'assortimento e sull'introduzione continua di novità e di offerte promozionali dedicate, offrendo ai clienti più opportunità di scelta e una migliore esperienza online».
Meno significativi risultano invece i vantaggi di recarsi nel punto vendita rispetto allo shopping online per il segmento non–food. Qui, a differenza del segmento food, le novità sullo scaffale pesano solo il 25% (vs 43% nel food), i prezzi più vantaggiosi e una migliore esperienza di acquisto il 23% (vs 38% e 22%), e l’assortimento più ampio il 21% (vs 42%).
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