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Campari pensa allo shopping
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Campari pensa allo shopping
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Campari mette in campo 500 milioni di euro per lo shopping. Dopo Glen Grant, il 2006 sarà un altro anno di acquisizioni per il gruppo milanese. Archiviato un 2005 in crescita, con gli utili balzati del 21%, l'amministratore delegato Enzo Visone preannuncia che l'espansione internazionale continuerà.
D'altronde Campari è quasi costretta a comprare nuovi marchi. "Da almeno 15 anni sul settore degli alcolici è in corso il consolidamento - osserva Visone - e noi abbiamo iniziato già da 10 anni la campagna di acquisizioni. Il risultato immediato è che Campari, in passato quasi totalmente concentrata sull'Italia (che rappresentava circa il 75% dei ricavi) oggi è un gruppo internazionale e il nostro paese garantisce solo la metà dei ricavi (47%), il resto viene dall'America (29,9%) e dall'Europa (18,7%).
La diversificazione ha avuto un suo primo risultato nonostante l'Italia sia ferma, +0,1% i ricavi 2005, Campari cresce a ritmi sostenuti soprattutto grazie all'Aperol 8+23%): l'anno scorso il giro d'affari è salito a 809,9 milioni (+7,8%), una parte (+4,1%) dovuta ai marchi già in portafoglio e una parte (+2,5%) grazie ai nuovi brand distribuiti (tra cui il Jack Daniel's). Stesso passo di marcia per il margine operativo lordo (+9,1%) a 201 milioni: l'incremento si è poi amplificato a livello di utili, passati dai 96,9 milioni del 2004 ai 118 del 2005. Un risultato favorito dall'acquisizione delle minoranze di SkYY Vodka che hanno permesso di tenere in casa 12 milioni di utili prima dirottati a terzi.
Agli azionisti andrà una cedola di 10 centesimi. Glen Grant, comprato per 110 milioni di euro a fine anno, nel 2004 aveva un fatturato di 40 milioni, ma grazie alle sinergie con il gruppo, Campari punta ad aumentarne in modo significativo la redditività. Non prima del 2007 però, perché quest'anno si lavorerà per integrare il nuovo marchio. Con il titolo ai massimi degli ultimi tre anni a Piazza Affari (circa 7,4 euro) Campari sta anche studiando un eventuale aumento di capitale, gratuito e a pagamento, per aumentare la liquidità.
D'altronde Campari è quasi costretta a comprare nuovi marchi. "Da almeno 15 anni sul settore degli alcolici è in corso il consolidamento - osserva Visone - e noi abbiamo iniziato già da 10 anni la campagna di acquisizioni. Il risultato immediato è che Campari, in passato quasi totalmente concentrata sull'Italia (che rappresentava circa il 75% dei ricavi) oggi è un gruppo internazionale e il nostro paese garantisce solo la metà dei ricavi (47%), il resto viene dall'America (29,9%) e dall'Europa (18,7%).
La diversificazione ha avuto un suo primo risultato nonostante l'Italia sia ferma, +0,1% i ricavi 2005, Campari cresce a ritmi sostenuti soprattutto grazie all'Aperol 8+23%): l'anno scorso il giro d'affari è salito a 809,9 milioni (+7,8%), una parte (+4,1%) dovuta ai marchi già in portafoglio e una parte (+2,5%) grazie ai nuovi brand distribuiti (tra cui il Jack Daniel's). Stesso passo di marcia per il margine operativo lordo (+9,1%) a 201 milioni: l'incremento si è poi amplificato a livello di utili, passati dai 96,9 milioni del 2004 ai 118 del 2005. Un risultato favorito dall'acquisizione delle minoranze di SkYY Vodka che hanno permesso di tenere in casa 12 milioni di utili prima dirottati a terzi.
Agli azionisti andrà una cedola di 10 centesimi. Glen Grant, comprato per 110 milioni di euro a fine anno, nel 2004 aveva un fatturato di 40 milioni, ma grazie alle sinergie con il gruppo, Campari punta ad aumentarne in modo significativo la redditività. Non prima del 2007 però, perché quest'anno si lavorerà per integrare il nuovo marchio. Con il titolo ai massimi degli ultimi tre anni a Piazza Affari (circa 7,4 euro) Campari sta anche studiando un eventuale aumento di capitale, gratuito e a pagamento, per aumentare la liquidità.
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