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Brazzale lancia l’etichetta di filiera

Brazzale lancia l’etichetta di filiera
Brazzale lancia l’etichetta di filiera

Brazzale lancia l’etichetta di filiera

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Redazione
Indicazione volontaria d’origine della materia prima. E non solo. L’ultima rivoluzionaria novità del Gruppo Brazzale specifica i luoghi in cui avviene ogni fase della produzione dei formaggi del suo assortimento, dal caseificio fino a stagionatura e confezionamento. Ma nell’Etichetta di Filiera c’è molto di più. Questo strumento contiene, infatti, tutti gli elementi che consentono al consumatore di valutare la reale salubrità del prodotto che porta nel piatto, della Filiera in cui è nato, della sostenibilità ambientale e del benessere animale. L’obiettivo della nuova Etichetta di Filiera, che il Gruppo Brazzale ha presentato al Cibus 2016? Rimettere davvero al centro il consumatore.


“Questo nuovo sistema di etichettatura vuole essere una risposta concreta, volontaria, alle esigenze dei consumatori di avere le informazioni più complete sull'intero ciclo e ambiente dal quale nasce un prodotto – spiega Roberto Brazzale, presidente del Gruppo Brazzale – Finalmente, il consumatore potrà scegliere consapevolmente un "sistema" produttivo e condizionare lo sviluppo virtuoso di filiere sostenibili”.

L’Etichetta è la carta di identità della Filiera agricola e zootecnica Ecosostenibile, l’unica certificata nel settore, realizzata da Brazzale in Repubblica Ceca, per la produzione del Gran Moravia, formaggio a pasta dura, del Verena e del burro. E sono proprio le straordinarie caratteristiche della Filiera Ecosostenibile e la costante ricerca della maggiore efficienza operata dal Gruppo Brazzale che hanno permesso di raggiungere gli incredibili risultati raccolti e sintetizzati nell’Etichetta di Filiera.

Nella nuova Etichetta di Filiera, infatti, sono indicati in modo preciso e analitico i dati significativi e importanti, a cominciare da quelli relativi alla salubrità del prodotto e del suo ridotto impatto ambientale: innanzitutto l’assenza di aflatossine nel prodotto finito e il carico di nitrati, 5 volte inferiore ai limiti comunitari e 10 volte inferiore a quello italiano.

Altro indice fondamentale è la produzione in azienda di tutto il foraggio e la disponibilità dei terreni, 10 volte superiore a quella media italiana, che permette di raggiungere una qualità maggiore dei foraggi. Altro punto di forza il benessere animale, che si misura con la disponibilità di spazio per capo e la struttura delle stalle che compongono la Filiera, con cuccette singole per il bestiame. Dati significativi, anche per valutare la bontà della materia prima, come testimoniato inoltre dalla contenuta produzione media giornaliera di latte per singolo capo (solo 24 litri).

Non solo: l’etichetta fornisce anche dati relativi all’impronta idrica del prodotto, di soli 72 litri per chilogrammo, oltre a specificare l’utilizzo di caglio vegetale, che rende il formaggio adatto anche al consumo dei vegetariani.

“In Italia il consumatore è costantemente evocato ma, in realtà, trascurato e penalizzato. Al centro sono i produttori, che dispongono di potenti lobbies. Consorzi, Dop, Biologico, Etichette, logiche di prezzo, sono strumenti di cartello e marketing dei produttori che restringono la concorrenza, danneggiano il consumatore, distorcono l'informazione, diffondono una visione "superstiziosa" del fatto nutrizionale. Il gruppo Brazzale vuole dimostrare che la rivoluzione è possibile, mettendo al centro il consumatore, coraggiosamente”, spiega ancora Roberto Brazzale.

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