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Cncc: meno burocrazia per il commercio al dettaglio

Cncc: meno burocrazia per il commercio al dettaglio
Cncc: meno burocrazia per il commercio al dettaglio

Cncc: meno burocrazia per il commercio al dettaglio

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Redazione

Nei giorni scorsi il mondo dei centri commerciali è stato al centro dell’attenzione grazie a Mapic Cannes, il salone internazionale delle proprietà retail: dal 30 novembre al 2 dicembre la rassegna ha accolto circa 800 espositori su una superficie di 12.

00 metri quadrati.

Ma a questo successo non corrisponde ancora, in Italia – ma anche in altre nazioni -, un opportuno livello di semplificazione normativa – soprattutto da parte di alcuni enti locali -, come ha ribadito, il 3 dicembre l’audizione dei rappresentanti del nostro Consiglio nazionale dei centri commerciali in Commissione Parlamentare.

L’appuntamento è stato anche l’occasione per sottolineare il bisogno di un rafforzamento della competitività di un settore chiave come quello del commercio al dettaglio, il maggiore della nostra economia non finanziaria, con il 5,6% del valore aggiunto e l’8,6% della forza lavoro.

Il primo tema caldo riguarda il bisogno di flessibilità per le autorizzazioni in caso di variazione merceologica, per esempio da alimentare a non alimentare e viceversa, spesso condizionate da un eccesso di vincoli e procedimenti.

Il Cncc propone una singola comunicazione alle autorità competenti con il solo fine di illustrare il nuovo assetto delle superfici, rendendo molto più agevole l’iter. Stessa logica dovrebbe essere seguita per modificare alcune tipologie, come i servizi dedicati alla salute, da inserire al posto del commercio al dettaglio e viceversa.

Importante anche la possibilità di aumentare la parte che i mall hanno la facoltà di destinare alle attività temporanee, che dovrebbe poter passare dal 5% al 10% senza la necessità di richiedere autorizzazioni formali all’ampliamento, o all’adeguamento dei parcheggi.

“Inoltre – spiega il Cncc – sussiste la necessità di garantire le medesime condizioni tra gli operatori del commercio fisico e on-line. Questo tema continua a essere cruciale per eliminare i vantaggi competitivi, anche in termini di costi e tassazione, di cui attualmente gode l’e-commerce e, in particolare, le grandi piattaforme on-line. Ma non solo. Si ricorda, infatti, che mentre il commercio on-line può organizzare, in qualunque momento dell’anno, vendite promozionali e saldi, lo stesso non avviene per un qualsiasi esercente che opera in un negozio fisico. Si tratterebbe, pertanto, di estendere questa prassi in un’ottica di liberalizzazione delle promozioni e di semplificazione della disciplina delle vendite straordinarie, permettendo anche al commercio fisico di applicare sconti (del 20-30%) senza vincoli temporali, a seconda dell’andamento delle vendite”.

Ricordiamo che, nel nostro Paese, ci sono 1.260 poli commerciali, per un totale di 40.000 negozi (di cui 7.500 a gestione unifamiliare), con 2 miliardi di presenze annue e un fatturato (2019) di 139,1 miliardi di euro. Secondo i risultati di una ricerca commissionata dal Cncc a Bva Doxa, l’83% della popolazione ha continuato e continua a frequentare i nostri shopping center e outlet anche in questi anni problematici, con un’incidenza maggiore fra i giovani.

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