Vino e Gdo: chi sale e chi scende sugli scaffali
Vino e Gdo: chi sale e chi scende sugli scaffali
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Mentre nell’Ue infuria un’altra volta la battaglia sullo zuccheraggio, che vede opposti i Paesi del Sud, dove la pratica è vietata, e quelli del Nord, favorevoli, sul nostro mercato interno i vini si confermano piuttosto frizzanti, almeno nel principale canale, la Gdo.
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Lo testimonia la ricerca elaborata da Iri per il prossimo Vinitaly - Verona, 15-18 aprile -, secondo la quale nel 2017 gli italiani hanno acquistato 648 milioni di litri nella distribuzione moderna, il principale canale con vendite per 1 miliardo e 849 milioni di euro, inclusi i discount.
L’analisi sarà presentata in forma completa durante la rassegna veronese, che quest’anno dedicherà un focus al mercato dei vini italiani negli Usa, tanto più interessante in quanto i dazi Usa, decisi dal presidente, Donald Trump, rischiano di avere ripercussioni sul nostro export agroalimentare.
L’ultima indagine di R&S Mediobanca sul settore (aprile 2017) conferma il primato della Dmo, che veicola “il 39,2% della produzione, seguita dai grossisti e intermediari al 16,3%, dall’Horeca con il 15,2% e dalla rete diretta con il 13,5%, mentre il residuo 15,8% è fruito attraverso wine bar e altri canali”.
I preferiti degli italiani nel 2017, sempre con riferimento al libero servizio, sono i bianchi fermi, le denominazioni d’origine, i vini regionali e gli spumanti secchi. I rossi più richiesti provengono da Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, mentre nei bianchi le regioni più forti si dimostrano Veneto, Trentino e Sicilia.
Per tipologie sono in crescita a doppia cifra Grillo (Sicilia), Primitivo (Puglia), entrambi sopra il 20% sia in volume che in valore, Ortrugo (Emilia Romagna), Ribolla (Friuli Venezia Giulia), Valpolicella Ripasso (Veneto), Cortese (Piemonte), Passerina (Marche), Chianti Classico (Toscana), Cannonau (Sardegna), Pecorino (Abruzzo/Marche), Falanghina (Campania).
Campioni assoluti rimangono comunque Lambrusco e Chianti, con più di 13 milioni di litri ciascuno, e Montepulciano d'Abruzzo, con 8,4 milioni.
Le bottiglie da 0,75 a denominazione d’origine crescono del 2% rispetto al 2016, con 280 milioni di litri venduti. Gli spumanti e champagne aumentano, dal canto loro, del 4,9%, toccando 68 milioni di litri, dato che conferma un’evoluzione positiva ormai costante. Da notare anche la performance del rosato frizzante, che sale del 3,9 per cento.
Nei formati prosegue il trend negativo dei bottiglioni fino a 2 litri, che perdono un ulteriore 2,5%, mentre i brick registrano una flessione dello 0,6%. In crescita del 5,4% il bag in box, che rimane comunque un prodotto di nicchia: con 13,6 milioni di litri è in coda alle altre modalità di confezionamento, persino dopo il vino in plastica, che totalizza 35,7 milioni di litri.
In forte crescita, in quanto in sintonia con i moderni stili di consumo, sono le vendite di vino e spumante biologico che superano 4 milioni di litri, in crescita di oltre il 40% in volume.
“Se la quantità di vino acquistato nella Dmo è stabile da anni, i consumatori mostrano di apprezzare le novità, accogliendo favorevolmente le proposte delle cantine – spiega Virgilio Romano, business insight director di Iri e coordinatore della ricerca –. I vini a denominazione d’origine vendono 5,5 milioni di litri in più nel 2017, così come crescono bollicine e vini bianchi. Inoltre aumentano le tipologie regionali che si fanno apprezzare ogni anno per i tassi di crescita. I vini emergenti si caratterizzano per posizionamenti di prezzo non bassi, per oltre la metà superiore ai 4 euro, e questo è un aspetto positivo perché dimostra la disponibilità della clientela a premiare il valore”.
Romano fa anche osservare che il successo degli spumanti ha spinto molte cantine a dedicarsi a questo prodotto, ormai sulla via della destagionalizzazione nella versione secca. “Infine, i prezzi nel 2018 dovranno sostenere una sfida non banale a causa di una vendemmia 2017 poco generosa e al conseguente rialzo atteso”.
Conclude Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere: “La Gdo è capace di fare emergere nuovi vini e territori e di assecondare nel tempo la richiesta di prodotti di maggiore qualità anche per il consumo quotidiano. Un’evoluzione che Vinitaly sta seguendo negli anni, diventando il luogo di analisi e confronto tra la moderna distribuzione e il settore enologico e soprattutto proponendo alle cantine espositrici incontri B2B con i buyer delle grandi insegne”.
Giorgio Zagra
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