Sembra l’uovo di Colombo. Ma nessuno, prima d’ora, si era preso la briga di pensarci e – soprattutto – di passare all’azione. Ben venga, dunque, l’iniziativa realizzata da Crai, piccola catena italiana della distribuzione organizzata (il suo potenziale nel grocery è stimato intorno al 2%) ma particolarmente dinamica e innovativa sul piano progettuale. Stiamo parlando di Trading Agro Crai, la nuova società sorta su volontà del top management dell’insegna milanese in partnership con importanti realtà dell’agroalimentare italiano, come Conserve Italia, Cavit, Grana Padano, Consorzio del Prosciutto San Daniele, Frantoi Artigiani d’Italia e Boscolo Etoile.

Perché questa iniziativa merita un plauso? La sua innovatività consiste nel fatto che non si limita a esportare un modello distributivo di successo in un altro paese. E neppure mira a sviluppare unicamente una sia pure significativa attività di export agroalimentare made in Italy. La novità sta nel fatto che, per la prima volta, industria e distribuzione si trovano a lavorare insieme per affermare i valori dell'italianità, apportando ciascuno le proprie competenze in ruoli non negoziali ma di sistema. Per farlo si è pensato – intelligentemente – di sfruttare il principale fattore vincente della produzione italiana, cioè una filosofia, uno stile di vita, un insieme di elementi che tutti ci invidiano: il meglio delle specialità alimentari di casa nostra, cucina, cultura e turismo, all’interno di uno specifico ambiente nel quale i valori italiani entrano in gioco tutti insieme.

L’iniziativa di Crai viene giustamente definita uno «strumento di sistema tra mondo della produzione e della distribuzione per affrontare in modo organico lo sviluppo del made in Italy». Non è un caso che abbia ricevuto prontamente la “benedizione” del Ministero del Commercio Internazionale, dell’Agricoltura e di Confagricoltura. Non solo. Si è mosso attivamente anche il Simest, la finanziaria pubblico-privata, che promuove lo sviluppo delle imprese italiane all'estero (la quale detiene il 38,5% delle quote di partecipazione a tutta l’operazione, mentre il 50% è detenuto da Trading Agro Crai e l’11,5% dal partner cinese Beijing Bliss Fashion Corporation).

Il primo traguardo è l’apertura entro breve di quattro flag ship stores in territorio cinese. Il primo, di superficie superiore ai 3000 mq, dovrebbe essere attivo e aperto al pubblico prima delle Olimpiadi di Pechino 2008. Tutti comprenderanno spazi per la vendita, per la degustazione, per la ristorazione (sia veloce che di prestigio) e per la promozione turistica delle diverse regioni italiane.

Una formula che, secondo DM, ha tutte le carte in regola per ottenere grande successo. Sia in Cina che in altri paesi esteri.