Ristorazione: perché il retail moderno non può restarne fuori
Ristorazione: perché il retail moderno non può restarne fuori
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Ha aperto i battenti venerdì 20 ottobre in Fieramilano, dove prosegue fino a martedì 24, Host 2017, la manifestazione leader nei prodotti, servizi e progetti per il food equipment, coffee & food, hôtellerie, Gdo e retail.
I numeri della 40° edizione sono eccezionali e dimostrano l’interesse crescente verso le soluzioni ristorative che hanno, a monte, un settore, il fuori casa appunto, in forte sviluppo, in Italia e oltre confine.
Non è un caso che, rispetto al 2015, gli espositori complessivi di Host siano cresciuti del 7,7% a quota 2.165 mentre quelli esteri siano aumentati a doppia cifra, del 13,4%, a 843 da 51 Paesi (40% del totale). Rispetto al 2007, l’incremento è del 41% per il totale delle aziende e del 150% per quelle internazionali.
Nel nostro Paese, come accennato, il fuori casa gode ottima salute, favorito dalle nuove propensioni di spesa. Secondo l'Istat, nel 2016 sono tornati a livelli pre-crisi i budget delle famiglie per servizi ricettivi e ristorativi, con una crescita del 4,8% (da 122,39 a 128,25 euro in media mensile). Un trend sul quale incide non poco il diffuso interesse per gli alimenti tipici, regionali, gourmand, etnici, e per tutte le ricette e i menu raffinati o speciali.
E che gli italiani mangino sempre più spesso al ristorante, in pizzeria e nei moderni bistrot è confermato da alcuni dati Fipe, contenuti nella ricerca “Ristorazione, lusso e territorio: driver dell’Italian way of living”, promossa da HostMilano e condotta da Magda Antonioli Corigliano, direttrice del Master in Economia del Turismo dell’Università Bocconi e da Sara Bricchi, Ricercatrice Met Bocconi.
Oltre un terzo della spesa alimentare delle famiglie - il 35% pari a 75 miliardi di euro - si riferisce proprio a questa voce di bilancio e il settore ristorativo (fonte Fipe), ha ricominciato a correre nell’ultimo triennio, portando le imprese a superare le 325.000 unità, di cui oltre la metà (53,1%) ristoranti, ma anche attività di ristorazione mobile, come lo street food. E sempre le cifre Fipe ci dicono che, nel 2016, il numero di coloro che hanno consumato pasti fuori casa è arrivato a 39 milioni.
È evidente che il retail moderno non voglia restarne fuori, anche perché ristorazione vuol dire servizio, attrattiva, tempi di permanenza più lunghi.
Nel settore centri commerciali la food court è ormai la seconda locomotiva, dopo lo shopping. Secondo Cushman & Wakefield l’incremento dell’offerta di servizi di ristorazione all’interno degli shopping center è arrivata a occupare, nei mercati geografici più maturi, oltre il 20% dei locali nelle gallerie nuove e nei piani di ampliamento.
In Italia il progetto più recente riguarda Gallerie Commerciali Italia (gruppo Auchan) che ha lanciato Emotional Food. Destinato a coprire buona parte di una rete composta da 43 gallerie e 6 retail park, il piano prevede che tutte le nuove aree di ristorazione siano differenti tra loro e realizzate in partnership con operatori specializzati. Così presso il Centro Commerciale Auchan Porte di Mestre ha aperto, il 25 settembre, in tandem con gruppo Ethos (11 ristoranti), Officine Italia, un piccolo parco alimentare di 2.150 mq, con 250 sedute, che abbina la ristorazione tipica con 8 laboratori artigianali, che preparano sul posto pani e dolci, gelati, caffè e via mangiando, più un market gourmet di 150 mq.
Seconda tappa nelle Marche, con Fanocenter, reinaugurato il 12 ottobre, dove il gruppo francese e Vacanze Romane hanno lanciato Degu-Stazione (250 coperti e 11 operatori), arredata come una stazione ferroviaria di inizio '900, con mattoncini rossi e lampioni vintage, per gustare, in 8 vagoni, le eccellenze proposte da ristoranti e bar: dalla pasta tirata a mano alle carni pregiate, dalla pizza gourmet ai grandi vini.
Il discorso, certo, interessa anche ipermercati e superstore - più marginalmente i supermercati - dove le grandi dimensioni permettono regolarmente di collocare, una buona caffetteria, un’area di ristorazione veloce completa e talora un corner gelateria. Gli esempi non mancano, ma per citare un caso concreto, con tanto di cifre, basta osservare che i Bar Atlantic (caffetteria e ristorazione) non mancano mai nelle nuove aperture di Esselunga. L’insegna, disegnata dall’architetto Vico Magistretti, è di proprietà del gruppo milanese e presidia più della metà della rete, con oltre 80 insediamenti per 9 milioni di clienti annui.
Il fronte più avanzato è quello dei ‘risto-supermercati’, nei quali i reparti a libero servizio o assistiti, si sposano con un la ristorazione, da consumare sul posto, o da asporto.
L’esempio più interessante è quello di Carrefour. Il format Expess, piccoli supermercati, è stato declinato in due diverse formule: ‘Eat & Shop’ (1 punto vendita a Milano Via San Marco e l’altro a Genova, in via Sestri, dal 5 ottobre) e Urban Life (a Milano, Corso Garibaldi). Nel primo la suddivisione è fra un 50% di libero servizio e un 50% di ristorazione, ai tavoli o da asporto, mente il secondo, operativo da poco meno di un anno è, a parte una piccola zona di food di alta gamma a self service, quasi totalmente un ristorante veloce con molti piatti anche da portare a casa, ma anche dotato di un secondo piano attrezzato per lavorare, dunque con wi-fi, tavoli, sedie e prese di ricarica per pc e cellulari.
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