Tempi duri per il mercato delle acque minerali. Se è vero che gli italiani ne detengono il primato mondiale di consumo (qualcosa come 11 miliardi di litri all'anno, pari a circa 190 a testa) altrettanto vero è il fatto che il 2008 ha registrato un sensibile rallentamento della domanda. E il primo trimestre di quest’anno non ha fatto che accentuare il calo delle vendite, con diminuzioni stimate a doppia cifra. A soffrire di più, naturalmente, sono i big. Nestlé in testa. Che lo scorso anno avrebbe accusato una diminuzione dell'1,6% del giro d’affari nel comparto delle acque minerali rispetto al 2007 (circa 6.260 milioni di euro in meno).

La multinazionale svizzera, che con la divisione Nestlé Waters si ritaglia una quota del 20% del mercato (grazie a marchi quali San Pellegrino, Panna, Levissima, Vera, San Bernardo, Recoaro, Pejo, Claudia) sta per questo riorganizzando il proprio business nel settore. L’idea – sembra - è quella di mantenere le (difficili) posizioni dei “gioiellini” presenti nel portfolio, finanziandoli con i brand meno strategici, cioè quelli a maggiore vocazione locale.

E’ di qualche settimana fa la notizia relativa a voci di ridimensionamento del personale della San Pellegrino, marchio di punta e brand rinomatissimo negli States (che assorbono da soli un quarto delle sue vendite) e sulle tavole dei migliori ristoranti internazionali. Se il fatturato 2008 si è chiuso in attivo (+ 7,7%), infatti, pare che il primo trimestre 2009 abbia accusato una flessione del fatturato del 15%. Non solo. Su San Pellegrino, così come su acqua Panna, altro marchio fortemente esportato da Nestlé, pende come una spada di Damocle l’aumento dei dazi doganali del 100% che gli Usa intendono imporre dalla settimana prossima quale forma di ritorsione al divieto europeo di acquistare carne bovina americana agli ormoni.

Se a questo si aggiunge lo scenario generale del mercato e un trend che tende a favorire in questo momento i prodotti di primo prezzo, si capisce la necessità di intervenire prontamente. Cosa che Nestlé ha fatto. Come? Mettendo in vendita alcuni dei suoi marchi di acque minerali a diffusione locale. A riportare la notizia è il settimanale Il Mondo in edicola questa settimana. Secondo il quale il colosso elvetico ha deciso di vendere Claudia, San Bernardo e Recoaro. Claudia, in particolare, diffusa soprattutto nel centro Italia con ricavi di circa 6 milioni di euro, pare sia stata venduta per 3 milioni alla Tione di Orvieto. Per San Bernardo e Recoaro, invece, vi sono in corso contatti con i potenziali compratori. Nei prossimi mesi, la stessa sorte, potrebbe toccare ad altri marchi.