di Luca Salomone

Il successo dei vini italiani è in larga parte dovuta ai bianchi frizzanti e, in particolar modo, al Prosecco. Lo afferma l’Ufficio studi di Mediobanca che, in parallelo alla sua ricerca annuale sulla nostra enologia (leggi altro articolo di Distribuzione moderna) ha realizzato anche una monografia su questo prodotto.

La ricerca esamina le performance economico-finanziarie 2019-2023 delle imprese con fatturato 2022 superiore a 20 milioni di euro.

Una domanda molto frizzante

Il fatto più rilevate concerne la domanda di bollicine, che, grazie alle caratteristiche di effervescenza, freschezza e gradazione alcolica relativamente bassa, sono molto apprezzate soprattutto dai giovani, più inclini al consumo fuori casa. Questo trend ha portato i bianchi frizzanti a crescere molto di più dell’intero settore vinicolo (29,9% l’aumento della produzione di Prosecco tra il 2018 e il 2023 contro un -30,1% del vino italiano in generale).

L’attuale sistema del Prosecco include, notoriamente, 3 denominazioni: la Doc Prosecco e le Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore e Asolo Prosecco Superiore.

Nel 2023 sono state prodotte, complessivamente, 736 milioni di bottiglie (+20,4% sul 2020): l’83,8% (+1,9 punti rispetto al 2020) attribuibile alla prima IG, il 12,5% al Valdobbiadene (-2,6 punti) e il 3,7% alla Docg Asolo (+0,7 punti).

Nel 2003 la zona di produzione originaria, il territorio di Conegliano Valdobbiadene, è stata riconosciuta come primo distretto spumantistico d’Italia e nel 2019 il sito delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene è stato iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. I riconoscimenti hanno contribuito enormemente allo sviluppo del territorio: tra il 2017 e il 2022 sono cresciute del 53% le strutture extra-alberghiere e del 47% i posti letto, del 13% le case spumantistiche e, in generale, del 2% le imprese.

Brindisi oltre confine

Previsioni: i maggiori operatori del Prosecco si attendono, per il 2024, un incremento delle vendite complessive del 2,5% sul 2023 e un +6% per l’export.

Il 2023, dal canto suo, si è chiuso invece con qualche difficoltà: il fatturato complessivo ha totalizzato 1,5 miliardi di euro, in calo dell’1% sul 2022 e la crescita dell’export (+1,3%) ha solo in parte compensato la flessione del mercato interno (-3,5%).

Tra il 2019 e il 2022, però, i maggiori produttori di Prosecco hanno avuto una forte salita con un tasso medio dell’11,7%, abbastanza in linea con quello dei produttori di altri spumanti (+10,1%), ma doppio rispetto ai vini fermi (+5,3%).

Se sul mercato interno il Prosecco ha fatto un po’ peggio degli altri spumanti (con un tasso medio annuo 2019-2022 del +7,6% contro un +11,1%), i dati si sono mantenuti su livelli ben più performanti di quelli dei vini fermi (+4,9%).

Del resto, il Prosecco ha beneficiato di una vera esplosione oltre confine: tra il 2019 e il 2022 l’export ha avuto un’impennata, sempre in media annua, del 15,8% (+8,1% gli altri spumanti, +5,7% i vini fermi).

Nel 2022 la quota export dei maggiori produttori di Prosecco ha toccato il 53,3% del fatturato (47,7% nel 2019, +5,6 punti), in linea con i vini fermi (53,6% nel 2022, +0,6 punti) e più elevata degli altri spumanti (31% nel 2022, -1,8 punti).

Migliorare nel fuori casa

Secondo Mediobanca il modello commerciale del Prosecco è comunque perfettibile: tra il 2019 e il 2022 il margine Ebit medio dei principali produttori è stato del 4,6%, più basso di quello delle aziende che lavorano sugli altri spumanti (7,2% in media) e dei vini fermi (6,1%). Tuttavia, nel 2019-2022 la redditività media del capitale investito dei maggiori produttori di Prosecco è stata del 7,9%, più alta di quella degli altri spumanti (5,3%) e dei vini fermi (4,9%).

Canali: il 42,5% delle vendite di Prosecco è veicolato dalla Gdo (32,5% per i vini fermi, 43,4% per gli altri spumanti), mentre all’intermediario-grossista è riconducibile il 22,7% del giro d’affari (19% per i vini fermi, 18,3% gli altri spumanti).

Il Prosecco, al momento, rimane indietro nei canali più premianti, visto che l’Horeca e le enoteche incidono per il 17,9% del fatturato (contro il 24,7% dei vini fermi e il 29,4% degli altri spumanti) e la vendita diretta rappresenta solo il 2,9% (9,4% i vini fermi, 3% gli altri spumanti). In compenso il Prosecco è più avanti nell’online (2,3% l’incidenza sul fatturato vs l’1,4% dei vini fermi e lo 0,8% degli altri spumanti).

I protagonisti a confronto

Chi sono i protagonisti? Nel 2023 il maggiore produttore di Prosecco è la cooperativa La Marca, con un fatturato di 225,8 milioni di euro, in calo del 4% sul 2022. Al secondo posto si trova Mionetto (153,5 milioni, +10,1%). Completa il terzetto Villa Sandi, con 131,1 milioni (-9,8%).

Il fatturato 2023 è superiore a 100 milioni di euro anche per Serena Wines 1881 (108,4 milioni), in progresso dell’8,2% sul 2022.

Osservando la redditività (rapporto fra risultato netto e fatturato) dei maggiori operatori, il 2023 vede in testa Serena Wines 1881 (8,5%) seguita da AC (Astoria), con il 6,1%, e da Mionetto (6 per cento).

La quota export più elevata è in capo a tre aziende: La Marca (87,2%), Bottega (81,1%) e Mionetto (78%).

Turismo ad alto potenziale

Un forte impulso, per questo prodotto, si legge ancora nella ricerca, deriva dall’enoturismo: il prezzo medio di una vacanza nel territorio del Prosecco è stato, nel 2023, di 24,7 euro a persona, più basso del 25% rispetto alla media nazionale (33 euro).

Il 57,4% delle prenotazioni arriva dall’Italia (61,6% il dato nazionale), il 38,6 è in inglese e il 4% in un’altra lingua straniera (1,6%).

Le cantine del Prosecco sono più flessibili e rapide nella risposta: un quarto delle prenotazioni stesse avviene all’ultimo momento, cioè nel giorno che precede la visita (13,8% la media nazionale).

Nelle cantine arrivano più stranieri (37,7% dei visitatori, contro il 35,2% di media nazionale). In aumento austriaci (4,6% nel Prosecco vs 0,9% in media), tedeschi (3,5% vs 3%) e danesi (2,3% vs 0,8%). In minor numero, sempre in confronto alle medie italiane, gli americani (8% contro 10%). Da notare, infine, che i turisti compresi nella fascia d’età tra i 18 e 24 anni rappresentano il 13,7% del totale, un dato più che doppio rispetto a quello delle cantine italiane (6,2 per cento).