Periodo d’oro per le private label. In Europa, soprattutto, la marca privata si sta sviluppando in modo molto intenso. Le performance migliori si sono registrate in Spagna e Germania, in cui la vendita a volume è aumentata di circa 2 punti percentuali. La quota più elevata è però sempre detenuta dalla Gran Bretagna, in cui quasi la metà dei prodotti venduti (il 41%, per l’esattezza) è a marchio del distributore.
Italia sulla buona strada
Nel nostro paese le marche private non hanno ancora raggiunto questi livelli maturi, ma sicuramente stanno sfruttando bene il potenziale di crescita. Secondo i dati ACNielsen, infatti, oggi la quota dei prodotti a marchio, nel reparto grocery per esempio, raggiunge il 12,4%. C’è ancora un discreto margine di incremento, nonostante già nel 2004 l’aumento rispetto all’anno precedente sia stato decisamente notevole: addirittura di 14,3 punti percentuali.
Reciproci vantaggi
La convenienza non è solo per il consumatore, che risparmia. Anche i distributori guadagnano, non solo in termini economici, ma – ancora più importante - in immagine e fidelizzazione dei clienti. E le industrie? Per loro produrre per le private label è una grande opportunità di business. Le aziende italiane con sufficienti capacità produttive forniscono prodotti anche alle insegne straniere. In alcuni settori dove l’inserimento è difficile e l’identità di marca è ardua da creare, la fornitura di prodotti a marchio del distributore è l’ancora di salvezza per molte aziende, che devono all’attività di contoterzismo una grande fetta del loro fatturato.
Alta penetrazione
ACNielsen fornisce dati interessanti riguardo al livello di penetrazione dei prodotti a marchio del distributore nelle famiglie italiane. Quasi la totalità delle famiglie (il 97% per l’esattezza), infatti, nell’ultimo anno ha acquistato almeno una volta un prodotto a marchio d’insegna nel settore drogheria alimentare. Di queste, il 63% compra abitualmente generi alimentari private label.