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La sostenibilità ha bisogno di misure chiare: lo dicono i top manager

La sostenibilità ha bisogno di misure chiare: lo dicono i top manager
La sostenibilità ha bisogno di misure chiare: lo dicono i top manager

La sostenibilità ha bisogno di misure chiare: lo dicono i top manager

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Luca Salomone

di Luca Salomone

La sostenibilità è prioritaria, ma ha ancora bisogno di dotarsi di un monitoraggio chiaro e comprensibile.

Ecco una delle considerazioni fondamentali di un recente studio di Ibm e Cgf-The consumer goods forum, l’organizzazione collaborativa globale fra industria e distribuzione presente in 70 nazioni.

Perché la tecnologia è indispensabile

L’alta dirigenza, il target intervistato, sta allineando, in 61 casi su 100, i propri obiettivi concreti alla difesa dell’uguaglianza, del lavoro retribuito in modo equo e alla riduzione degli impatti ambientali. Il 77% dei soggetti concorda, inoltre, sul fatto che la sostenibilità conviene, visto che essa accelera le performance aziendali.

I manager dicono che le loro organizzazioni di appartenenza aumenteranno i budget dedicati alla tecnologia del 34% nei prossimi tre anni, al fine di mantenere la promessa sostenibile.

Solo buone intenzioni? No, visto che gli intervistati, in tutto 1.800, hanno idee molto serie e vogliono, innanzitutto, sapere la verità. Sono infatti convinti che si debbano ricalibrare i modi con cui vengono misurati gli obiettivi di sostenibilità, obiettivi che molti ammettono di non essere invece, allo stato attuale, in grado di quantificare e comprendere e in tempo reale. Si tratta, insomma, di ripartire da una solida base dati, migliorandone la capacità di raccolta, per promuovere trasparenza e fiducia.

Il mezzo per conseguire questo primo, fondamentale, scopo è, appunto, la tecnologia, che permetterà anche di passare alla vera fase di attuazione.

Le aziende, si legge nel rapporto, si stanno rivolgendo ai sistemi più moderni e avanzati e i loro leader vedono più tecnologie come risorse chiave: automazione (71%), analytics (69%), Iot (62%), intelligenza artificiale (55%) e intelligent workflow (44%), per una gestione razionale dei processi di lavoro.

Le imprese, pressate dall’emergenza dell’inflazione e dai costi delle fonti energetiche, stanno rivedendo, prima di tutto, la catena di fornitura e il 67% si sta avvalendo di analisi predittive che, mediante l’Ai, permettano di anticipare la domanda e dunque di tarare in modo corretto la produzione, di migliorare la gestione dell'inventario e di eliminare le scorte in eccesso.

Assecondare un mondo che cambia

«Il mondo sta cambiando rapidamente e il settore dei beni di consumo, compresi i clienti finali, ne stanno prendendo atto - afferma Ruediger Hagedorn, end-to-end value chain director di Cgf -. La domanda è, a questo punto, quella a cui tenta di rispondere la nostra indagine. In che modo le aziende si stanno preparando per un futuro più sostenibile ed efficiente, sfruttando le nuove tecnologie? Questo report dà interessanti informazioni su ciò che, a livello globale, determina un processo decisionale che plasmerà il nostro futuro»

Secondo Luq Niazi, global managing partner for industries di Ibm, «oggi i consumatori cercano attivamente brand che riflettano i loro valori. Questo rende l'integrazione della sostenibilità un importante elemento di differenziazione, sia per le industrie, sia per i retailer. Una significativa presenza della sostenibilità nelle operation può essere raggiunta solo attraverso una solida combinazione di processi aziendali, tecnologia, partnership con l'ecosistema e collaborazione a manageriale fra produzione, tecnologia, supply chain e, appunto, programmi di sostenibilità. Adottando questo approccio, i dirigenti del largo consumo saranno in grado di favorire prestazioni corrette e attingere così a una quota maggiore della spesa dei consumatori».

La ricerca fissa, abbiamo detto, importanti concetti, come quello di rendere molto più leggibile e oggettivo il monitoraggio della sostenibilità. Proprio per questo, ha il pregio di non nascondere i ritardi. Si scopre, per esempio, che un 36% delle imprese interpellate, ammette di avere allineato sostenibilità e operatività in modo ancora approssimativo (in inglese la risposta è ‘somewhat aligned’), mentre, solo un 17% si definisce ‘completamente allineato’.

Moltissimi – parliamo di un 80% - sono consapevoli, e ciò è molto positivo, che per raggiungere la vera sostenibilità si debba partire dall’inizio della filiera, cioè dal design e dalla progettazione dei prodotti. I top manager concordano, al 75%, sul fatto che la maggiore priorità è la qualità, visto che oggi un bene che aspira a raggiungere un certo livello non può negare le parole chiave della sostenibilità. In seconda posizione l’efficienza produttiva (71%) e in terza, di nuovo, il bisogno di crescita aziendale (61%).

Metodologia e campione

La ricerca, ‘Riprogettare i valori del marchio: scopo e profitto convergono nelle operazioni principali' e stata svolta nel 2022, da Ibm institute for business value e The consumer goods forum, in collaborazione con Oxford Economics. Sono stati interpellati 1.800 dirigenti del settore Fmcg in 23 Paesi, fra Nord America, America Latina, Europa, Medio Oriente e Africa e Asia Pacifico.

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