Un modello da seguire. Certo, stiamo parlando di altra cultura imprenditoriale e di altra mentalità - quella scandinava -, indubbiamente più sensibile alle tematiche ambientali e in generale alla sostenibilità. Ma all’impegno di Ikea sul fronte della responsabilità sociale non si può fare altro che dare il giusto riconoscimento. L’attività svolta in questo ambito dalla filiale italiana della multinazionale dell’arredamento è stata illustrata la scorsa settimana in occasione della presentazione del 5° report sulle iniziative svolte a livello di responsabilità ambientale, sociale e di risorse umane. E in effetti si tratta di iniziative importanti.

Basterebbe un solo numero per far comprendere l’intensità dell’impegno in un’area che l’ad Roberto Monti ha definito «connaturata al dna dell’azienda»: 25. Tante, infatti, sono le persone che compongono il team dedicato, all’interno di Ikea Italia, alla sostenibilità. Un gruppo che segue i numerosi progetti di sviluppo commerciale badando il più possibile che non confliggano con il rispetto delle risorse del pianeta, con le esigenze delle risorse umane e con la trasparenza del business.

Riduzione dei consumi, ottimizzazione degli impianti e approvvigionamento da fonti rinnovabili sono in effetti in cima alla classifica delle “preoccupazioni” ambientali di Ikea. Tanto che, rispetto al 2005, il rapporto consumo Kwh/mc di merce prodotta è stato ridotto di un quarto. Lo scorso anno il recupero dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata ha raggiunto l’87% (+2% della quota di rifiuti riciclati). Dal 2009, inoltre, è in corso il progetto Seep, con l’obiettivo di accrescere del 30% l’efficienza energetica complessiva dei fornitori nazionali (l’Italia è il terzo produttore di mobili Ikea nel mondo). L’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili nei magazzini italiani ha raggiunto lo scorso anno l’89% (grazie anche a impianti di geoscambio come quelli di Corsico, Parma, Rimini e Collegno), con l’ambizione di raggiungere in breve tempo il 100%.

Il sostegno a diverse attività nel campo del sociale ha portato (anche grazie al contributo dei clienti) a concreti aiuti (quasi 600mila euro) in favore di minori in situazioni di sofferenza o disagio, portatori di diversità e soggetti senza fissa dimora. Azioni promosse sia in collaborazione con associazioni internazionali come Unicef, Save the Children e Medici senza frontiere, che con onlus che operano sul territorio.

Quanto alle risorse umane, i contratti a tempo indeterminato ormai sfiorano il 90% (+3% sul 2008) e il 58,4% dei 6.200 dipendenti Ikea in Italia è donna. Oltre 100mila, invece, le ore destinate alla formazione, pari all’1,8% di quelle lavorate. Interventi che hanno contribuito a rendere la catena svedese tra le aziende in cui lavorare più ambite dai neolaureati, e unico marchio della Gdo presente tra le top 20 imprese nella classifica stilata dalla ricerca Recent Graduate Survey.

A chi ha chiesto a quanto ammontano gli investimenti destinati in Italia alle varie iniziative di responsabilità sociale Monti ha risposto che «non è questa la logica che seguiamo. Concepiamo la sostenibilità come un impegno continuo che permea in modo profondo tutta la nostra attività. Non destiniamo quindi un budget complessivo per questo. Piuttosto valutiamo di volta in volta quanto riusciamo a impegnarci nelle varie iniziative, nel rispetto naturalmente delle esigenze del profitto aziendale».

Ikea, grazie a una rete di 16 magazzini, nel 2009 ha registrato vendite pari a 1,382 miliardi di euro, in crescita del 3,9% sull’anno precedente. I progetti di sviluppo prevedono un paio di aperture all’anno per i prossimi anni. Quella più imminente è prevista a San Giuliano Milanese intorno a metà maggio. Il nuovo magazzino (il cui investimento ammonterà a oltre 80 milioni di euro) porterà a tre i punti vendita del milanese, dopo quelli di Carugate e Corsico. Anch’esso sarà caratterizzato da una particolare attenzione alla sostenibilità. Basti pensare che gli impianti di cui è dotato saranno in grado di generare in loco, nell’arco di due anni, circa il 90% del fabbisogno energetico del punto vendita.