In generale il marketing delle aziende si sta concentrando sempre più verso il consumatore, per tentare di emergere dalla concorrenza sempre più agguerrita. Non è comunque abbastanza: l’attenzione dell’industria è ancora troppo sbilanciata in favore dell’offerta, più che della domanda: il marketing deve evolversi al passo con i consumatori.

Questi ultimi hanno ormai piena coscienza di sé e non si riconoscono più totalmente nelle varie ideologie culturali e sociali. E’ in atto un forte processo di individualizzazione (favorito anche dall’evoluzione tecnologica), che porta con sé il desiderio di un rapporto quasi paritario sia con il potere politico che con l’industria. Si assiste a una orizzontalizzazione di ciò che prima era un rapporto verticale. Basta vedere l’evoluzione di internet: l’utente è sempre meno spettatore e sempre più protagonista, per esempio in blog e forum.

E’ giusto quindi che le imprese tengano sempre più in considerazione questo nuovo consumatore, che ha l’esigenza di una partecipazione più diretta, è più difficile da soddisfare e cambia più velocemente di quanto non faccia l’offerta.

Questo porta diverse conseguenze, che si riflettono sulla relazione con i mezzi di comunicazione, sulla comunicazione pubblicitaria e sul rapporto con le marche.

Il tempo dedicato ai mass media da parte degli utenti è diminuito, ma paradossalmente sono aumentati l’esploratività e i mezzi utilizzati, che non sono più quelli generalisti (se non per le fasce più alte d’età). Si cerca sempre di più di crearsi il proprio palinsesto, grazie alla TV satellitare e a internet. La parola d’ordine sembra essere “personalizzare”.

Di fronte a questo, la pubblicità deve necessariamente adattarsi. Dalla monomedialità si sta passando alla multimedialità, con tutte le difficoltà che questo comporta: è difficile infatti definire un’unica creatività in grado di essere ospitata dai vari mezzi pianificati.

Sempre più utilizzate ed efficaci le iniziative below the line, in sintonia con stili di vita sempre più out door e con decisioni prese sempre più sul punto vendita.

Nell’ambito pubblicitario rientra anche il nuovo rapporto del consumatore con il brand: ciò che ci si aspetta dalla marca non è più solo qualità e sicurezza del prodotto, responsabilità verso l’ambiente e verso i propri dipendenti, ma anche la responsabilità verso i potenziali acquirenti, attraverso una comunicazione più trasparente e veritiera.

Se da un lato tutta questa attenzione per l’utente finale è una condizione necessaria per stare al passo con i tempi e non essere esclusi dal gioco, è anche vero che si finisce con il dare potere al consumatore, attribuendogli un ruolo molto forte.

Il consumatore, da parte sua, svilupperà un senso di sicurezza per il potere acquisito, ma anche una certa inquietudine causata da un eccesso di stimoli informativi.

Si prospetta allora, paradossalmente, un futuro della marca con il ruolo di interlocutore forte, in grado di aiutare gli utenti nel mare di informazioni e fornire loro risposte autorevoli. I brand dovranno rafforzare la propria identità attraverso la comunicazione efficace dei propri valori, favorendo anche un migliore incontro tra industria e acquirenti, in territorio reale e virtuale.