di Luca Salomone

Logistica in cerca di nuovi percorsi: infatti le aziende del largo consumo, produttori e retailer, stanno rilocalizzando le loro supply chain, per misurarsi con le sfide legate alle consegne dell’ultimo miglio e con le attese di un consumatore che si aspetta di trovare formule commerciali in grado di rispondere ai suoi bisogni in modo sempre più rapido e puntuale.

Catene in tensione

Lo dice Capgemini research institute, nel recente studio Illuminating the path: Building resilient and efficient supply chains in the consumer products and retail industry, dal quale risulta, per esempio, che quasi 8 imprese su 10 (79%) stanno diversificando la propria rete di fornitori e il 71% sta ripensando le infrastrutture di movimentazione in termini di relativa prossimità.

E questo perché le supply chain globali sono oggi minacciate da una moltitudine di circostanze: tensioni geopolitiche e guerre, inflazione, eccessiva dipendenza da alcuni Paesi per determinate materie prime o componenti, oscillazione delle tariffe di trasporto e congestione portuale.

Così, entro il 2025 si valuta, che gli acquisti ‘offshore’, cioè in nazioni lontane o comunque minacciate da elementi di incertezza, diminuiranno del 7%, mentre il cosiddetto ‘nearshoring’ e l'approvvigionamento domestico saliranno, rispettivamente, del 4 e del 3 per cento.

Il Nord America – afferma Capgmeni - sta guidando questa tendenza, con un incremento, in prospettiva, del 9% degli approvvigionamenti 'nearshore' e del 4% di quelli locali, e uno speculare taglio, del 15%, delle tratte più lunghe e onerose.

Le paure sotto l'albero

Sono tutti elementi di attualità dal momento che, secondo il rapporto (ma si tenga conto che le interviste sono state realizzate in agosto e settembre), le organizzazioni del largo consumo temono un esaurimento delle scorte, o una carenza di prodotto (42% delle risposte) durante il periodo natalizio e il 38% paventa ritardi nelle consegne legate alle importazioni. Un altro 35%, invece, ha paura che le risorse umane disponibili siano insufficienti a tenere testa al prevedibile picco di domanda.

Un eccesso di pessimismo? Non proprio, visto che poi, al contrario, le aziende si dimostrano cautamente ottimiste, avendo già messo in cantiere un programma di miglioramento delle proprie supply chain, grazie a pianificazione, automazione e snellimento dei processi.

Rimane il fatto che il 42% degli imprenditori si sta comunque concentrando ulteriormente su una riduzione di costo e un incremento di efficienza e redditività della catena di fornitura, un elemento che considera prioritario anche per i prossimi 12 o 18 mesi.

Per raggiungere questo obiettivo, la stragrande maggioranza (82%) ritiene che la propria filiera logistica dovrà subire un cambiamento significativo e quasi nove su dieci (86%) affermano che, in questa trasformazione, le tecnologie avranno un ruolo chiave. Fra le soluzioni adottate, per aumentare i ricavi, spiccano la gestione dei dati (56%), il cloud computing (55%) e l'automazione (52%).

Sostenibilità ancora da migliorare

L’elemento chiave rimane, tuttavia, la sostenibilità e questo nonostante il 75% delle organizzazioni intervistate abbia dichiarato di impegnarsi già attivamente su tale versante. Ma quasi nove soggetti su dieci (86% rispetto al 69% dell’indagine condotta nel 2020) riconoscono che il livello raggiunto non è sufficiente e reputano ancora basilare, per ottenere un vantaggio competitivo, l’adozione di un’etica nell’approvvigionamento, trasporto e produzione.

Una riflessione, quest’ultima, che si spiega facilmente, se pensiamo che, secondo il rapporto, una strategia sostenibile su larga scala ha puntato su un approvvigionamento responsabile solo nel 49% dei casi, sull’approccio circolare in 45 casi su 100, e, per un altro 45%, sul riciclo degli imballaggi. «Sebbene si tratti di un miglioramento, rispetto ai livelli del 2020, il rapporto mostra – conclude Capgemini - che la quota media di fatturato dedicata agli investimenti sostenibili è leggermente diminuita».

Nota metodologica

Capgemini research institute ha intepellato, a livello internazionale, 300 organizzazioni del settore dei beni di consumo e del retail, con fatturato superiore a un miliardo di dollari, nei mesi di agosto e settembre 2023. Inoltre, ha condotto interviste approfondite con senior manager.