Per la prima volta dal 2003, nei punti vendita della distribuzione moderna, si registra una flessione delle vendite. A sostenerlo è Iri-Infoscan. Nel corso della due giorni del convegno "Marketing & retail forum", organizzato da Sda Bocconi in collaborazione con il Sole24ore, la società di ricerche ha infatti illustrato alcune stime sull'andamento del sell out a volume registrato nei primi sette mesi dell'anno.

Ebbene, il risultato indica una evidente flessione delle vendite: -0,6%. Questo, tuttavia, rappresenta il "saldo" della gdo nel suo complesso. Se si analizzano nel dettaglio le performance dei vari canali distributivi si confermano, consolidate, tendenze che già si conoscevano (o quantomeno si sospettavano).

Così, a soffrire di più sembra che siano gli ipermercati, il cui delta nelle vendite in quantità rispetto ai primi sette mesi del 2006 è del -0,9%. Non possono sorridere però neanche i supermercati, per i quali le rilevazioni di Iri evidenziano una preoccupante stagnazione (+0,1%).

Unanimi i pareri dei manager chiamati a esprimere il loro pensiero sulla situazione economica in atto, così come sulle "nuove frontiere del marketing e delle politiche commerciali" (tra questi Dario Rinero, presidente e ad di Coca Cola Hbc Italia, e Stefano Leonangelo, ad e dg del gruppo Martini & Rossi). La chiave di volta per le aziende - del largo consumo e non solo - è l'innovazione e la diversificazione produttiva, la capacità di ascoltare le esigenze dei clienti e i trend della domanda riducendo i tempi di risposta e fornendo prodotti e soluzioni efficaci ai bisogni dei consumatori.

Questo, almeno, è ciò che l'industria produttrice può fare. Sul fronte distributivo lo scenario è pittosto evidente: una battaglia all'ultimo prezzo che ha reso la dinamica competitiva fra le insegne in molti casi esasperata. Con progressive richieste di contribuzioni ai fornitori e, su numerose referenze, con una parossitica ricerca del prezzo più basso. Ciononostante, le vendite calano, sia pure di poco. Colpa indubbiamente del clima di incertezza economico (e politico) che regna nel paese. Ma soprrattutto di un potere d'acquisto che si va via via assottigliando per milioni di famiglie italiane. Le prospettive, peraltro, non sono proprio rosee. Si moltiplicano gli allarmi sui futuri rincari dei generi alimentari (eclatante quello lanciato da Nestlé e riguardante lo scenario dei prossimi anni). Maggiore innovazione e competitività potranno indubbiamente aiutare. Ma il vero problema, ci sembra più ampio e di carattere strutturale, sia sul piano politico che economico.