Le associazioni della gdo locale, ossia Anged (gd), Aecc (centri commerciali) e Aces (supermercati indipendenti), come riferisce la testata “Distribucion Actualidad”, sono in grande fermento e chiedono che Madrid si esprima al più presto, anche perché “l'attuale situazione economica richiede misure drastiche e un approccio ben più ambizioso alla riforma, una riforma che dovrà riguardare anche molti altri aspetti della legge sul commercio, ormai obsoleta, per contribuire a ripristinare la fiducia economica e per contrastare la debolezza dei consumi e dell'occupazione”.
Aggiungiamo che i retailer locali si sentono paurosamente incalzati dall'enorme crescita del commercio on line, che registra tassi a due cifre, potendo fare leva sull’apertura ininterrotta, che annulla le distanze e riduce l’atto di acquisto a un semplice clic e su forti politiche di prezzo.
Altro motivo di scontro è costituito dall’Iva, che da settembre sale di tre punti, ossia dal 18 al 21%. La Confederazione spagnola del commercio (Cec) e la Confederazione catalana del commercio (Cdc), praticamente gli equivalenti della nostre Confcommercio e Confesercenti, protestano con forza e trovano in questo due alleati molto potenti, ossia Aces e la Federazione dell’industria alimentare e delle bevande. La domanda degli operatori del largo consumo è più che legittima: come si spera, con un tale provvedimento di rilanciare la fiducia di consumatori già sfiancati dalla crisi economico-finanziaria?