Sciopero nazionale dei buoni pasto oggi, 15 giugno. I supermercati e la ristorazione hanno infatti deciso di non accettarli per un’intera, quanto simbolica giornata.

È come se si fermasse, per 24 ore, un’azienda con un fatturato di 3,2 miliardi di euro, che serve circa 3 milioni di lavoratori, di cui 1 milione pubblici e 2 milioni privati, con un ticket di un taglio medio di 6 euro.

Le associazioni promotrici

Le ragioni della serrata sono abbastanza note. Quando il commerciante o il ristoratore li presentano all’incasso i buoni pagano una commissione del 20% circa e dunque, per 10 euro di generi alimentari, l’esercente ne incassa 8.

La protesta riguarda bar, ristoranti, alimentari, supermercati e ipermercati aderenti alle principali associazioni di categoria della distribuzione e del commercio: Ancd Conad, Ancc Coop, Federdistribuzione, Fiepet-Confesercenti, Fida e Fipe-Confcommercio.

«In Italia abbiamo commissioni non eque, le più alte d'Europa. Parliamo del 20% del valore nominale di ogni buono – conferma Alberto Frausin, presidente di Federdistribuzione -. È un meccanismo influenzato enormemente dagli sconti ottenuti da Consip nelle gare indette con la logica del massimo ribasso. Peccato che i risparmi che la centrale di acquisto pubblica riesce a ottenere, nell’assegnazione dei lotti di buoni pasto, siano sostanzialmente annullati dal credito d’imposta che le società emettitrici ottengono a fronte della differenza Iva tra le aliquote applicate in vendita e in riscossione. A pagare il conto sono le nostre aziende»

«Vogliamo che i buoni pasto, un servizio prezioso per milioni di lavoratori e famiglie, continuino a essere utilizzati anche in futuro, ma ciò sarà possibile solo sulla base di condizioni economiche ragionevoli e di una riforma radicale dell’attuale sistema, che riversa commissioni insostenibili sulle imprese e ne mette a rischio l’equilibrio economico», conclude.

Le assoconsumatori invitano al boicottaggio

Pur concordando con le ragioni della giornata, la vedono un po' diversamente le associazioni dei consumatori. In una nota congiunta Assoutenti, Adoc, Adiconsum e Federconsumatori osservano che «ancora una volta i consumatori italiani vengono usati come ostaggi dalle organizzazioni della Gdo e dei ristoratori per rivendicazioni che, seppur giuste nella sostanza, finiscono per danneggiare solo e unicamente i cittadini. Ben 3 milioni di famiglie che utilizzano i buoni pasto per fare la spesa saranno coinvolte nello sciopero indetto da bar, ristoranti, commercianti e grande distribuzione, con danni economici evidenti Se la protesta contro le condizioni svantaggiose dei buoni pasto è corretta nelle sue motivazioni, il soggetto contro cui viene attuato lo sciopero, ossia i consumatori, è del tutto errato, perché saranno solo gli utenti a pagare il prezzo di tale iniziativa».

Non si capisce perché, continuano i le tre associazioni, le organizzazioni della Gdo e degli esercenti non abbiano pensato a proteste contro Consip e Mef, unici responsabili delle condizioni imposte sui ticket per la spesa, evitando così di arrecare danno ai cittadini. «Per tale motivo Adoc, Adiconsum, Assoutenti e Federconsumatori indicono un contro-sciopero dei buoni pasto, invitando gli italiani a disertare, oggi, 15 giugno, supermercati, ipermercati, negozi, bar e ristoranti, anticipare o posticipare di un giorno la spesa, e portare da casa cibo e bevande da consumare al lavoro, in modo da annullare del tutto gli effetti della serrata».