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Prosegue la maxi inchiesta sul biologico taroccato

Prosegue la maxi inchiesta sul biologico taroccato
Prosegue la maxi inchiesta sul biologico taroccato

Prosegue la maxi inchiesta sul biologico taroccato

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Redazione
Erano riusciti a quadruplicare i loro guadagni, a garantire come biologici milioni di quintali di prodotti agricoli che biologici non erano mai stati, a far figurare come provenienti da produzioni locali cereali che, tra l’altro, di italiana avevano solamente la destinazione finale. Per anni avevano operato indisturbati; le loro aziende erano “biologiche” a tutti gli effetti; “biologiche” erano altresì certificate le imprese dei grossisti che si sarebbero poi occupati di piazzare sul mercato dei grandi acquirenti cereali e altre produzioni agricole che biologiche non erano - ma lo diventavano attraverso tutta una serie di falsificazioni documentali- e il cui destino finale era l’alimentazione animale e quella umana.

Il tutto grazie alla costante e stretta compiacenza di funzionari e dipendenti degli organismi deputati a certificare come biologica la produzione e la provenienza dei prodotti agricoli che non esitavano a “trasformare” il prodotto convenzionale in prodotto autenticamente “biologico”.

La Guardia di Finanza di Verona, dopo oltre un anno di serrate indagini ha dato esecuzione nelle province di Verona, Ferrara, Pesaro Urbino e Foggia a ordinanze di custodia cautelare in carcere, disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari,  nei confronti di 7 persone. Questi i risultati dell’operazione denominata “Gatto con gli stivali” e già anticipata da DM il 9 dicembre.
 
Interventi di perquisizione sono in corso presso diverse aziende e altri soggetti indagati in località delle province di Verona, Padova, Rovigo, Bergamo, Bologna, Macerata e Foggia.

L’indagine condotta dalle fiamme gialle veronesi ha riguardato oltre 40 imprese, tutte operanti nel settore della produzione e commercializzazione di cereali e frutta fresca e localizzate in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Puglia e Sardegna. Il volume delle transazioni scoperto dai militari è veramente impressionante: oltre 200 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti, più di 2.500 tonellate di merce (frumento, favino, soia, farine, frutta fresca principalmente) sequestrata in quanto falsamente biologica, oltre 700 mila tonnellate di prodotti alimentari dichiarati falsamente biologici commercializzate.  

La rilevanza dei volumi di merce che gli investigatori hanno accertato essere “falsamente biologica”, il cui valore sul mercato all’ingrosso supera i 220 milioni di euro, emerge anche se si considera che attualmente gli italiani destinano oltre 3 miliardi e mezzo di euro della loro spesa alimentare quotidiana all’acquisto di prodotti da agricoltura biologica.

La merce in parte prodotta in Italia (Puglia, Marche, Emilia Romagna, Veneto) e in parte importata dalla Romania è poi stata rivenduta, oltre che in Italia, in Olanda, Germania, Spagna, Francia Belgio, Ungheria, Austria e Svizzera e sono al vaglio degli inquirenti le eventuali implicazioni di soggetti europei consapevoli di acquistare un prodotto falsamente biologico che mediamente viene venduto al consumatore finale almeno al quadruplo rispetto al paritetico prodotto da agricoltura convenzionale
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