di Luca Salomone

L’Assemblea generale dei consorziati del Parmigiano Reggiano, svoltasi a Parma, ha approvato il bilancio consuntivo 2022, che si è chiuso con dati record per quanto riguarda vendite e prezzi.

Il giro d’affari al consumo ha toccato il record di 2,9 miliardi di euro, contro i 2,7 del 2021 (+6,9%); al top anche il valore alla produzione, con 1,8 miliardi di euro contro 1,71 del precedente anno.

Bene anche nei primi quattro mesi del 2023 che, sullo stesso periodo del 2022, hanno fatto segnare un aumento del 2% in volume, con +4,1% in Italia.

In lieve calo l’export, che segna, invece, una flessione di due punti. Si tratta, però, di una media fra il +3,8% dell’area Ue e il -8,5% dei Paesi non comunitari, i quali riflettono il temporaneo rallentamento dei flussi, in particolare verso gli Usa, ma con buone prospettive di recupero nella seconda metà dell’anno.

Per il 2023 è stata messa a punto una proposta per intervenire, con il ritiro di 30 mila forme, in modo da riassorbire l’accumulo “congiunturale” di Parmigiano Reggiano a stagionatura elevata registrato in questo momento.

Tale accumulo, seppure di modesta entità, rischia di compromettere, infatti, le condizioni di equilibrio di mercato fino alla fine dell’anno in corso, quando si dovrebbero toccare con mano i riflessi del calo produttivo iniziato nei mesi estivi del 2022 e ancora in atto.

Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio, spiega che il sistema consortile «sta già guardando al futuro, lavorando con gli operatori e le catene distributive per utilizzare le risorse 2023 ancora disponibili, in modo da sostenere i consumi nel corso di un anno in cui viene commercializzato il picco di produzione del 2021, il più alto nella storia della Dop. Il piano di investimenti in comunicazione e sviluppo della domanda è molto articolato sia in Italia, sia soprattutto sui mercati esteri, per evitare una mancata valorizzazione del prodotto».