Nonostante il grido di allarme lanciato dagli industriali e dai commercianti la scure si è abbattuta sulla più famosa imposta indiretta, che passa dal 20 al 21%, anche se l’Esecutivo aspetta oggi l’imprimatur definitivo del Senato.
Rincarano così, anche se è per ora difficile dire da quando, moto, auto, abbigliamento, scarpe, cioccolata, alcolici ecc. Si salvano invece le aliquote agevolate del 4 e del 10%. I beni di prima necessità dunque, almeno in prima battuta, non dovrebbero aumentare. Ma chi può escludere che non scontino anch’essi una ripercussione di aliquote più alte, magari pagate dai fornitori?
La decisione – che dovrebbe generare un gettito di 4 miliardi di euro – è dunque molto discutibile in quanto, come sottolinea Confesercenti, è destinata a creare inflazione.
Il Governo in fondo dimostra di ignorare le difficoltà in cui si dibattono i mercati, già incrinati dalla recessione e appesantiti dalla scarsa propensione all’acquisto dei consumatori.