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Pubblicita': una vera disfatta nel primo semestre
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Pubblicita': una vera disfatta nel primo semestre
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Si chiude con una pesante disfatta il primo semestre della pubblicità in Italia, un fatto che in qualche modo anticipa addirittura i venti di crisi che si sono fortemente rafforzati durante l’estate. Dunque neanche per i prossimi mesi c’è da essere molto ottimisti.
Secondo i dati Nielsen del semestre gennaio-giugno 2011 il mercato totale ha subito una flessione del 4,2%, con spunti particolarmente negativi per quanto riguarda la Tv (-4,7%), la stampa (-5,7) e la radio (-9%). E’ andata un po’ meglio per i periodici, che hanno incassato comunque il segno meno, con una perdita dell’1,5%.
Alcuni elementi vanno sottolineati: sulla débacle della carta stampata pesa molto l’arretramento della free press, che ha ceduto ben il 50% degli incassi dovuti alle campagne adv (da 49 milioni a 24,5). Nel mondo televisivo la crisi è stata generalizzata e ha intaccato sia le emittenti generaliste sia quelle a pagamento. Sola rilevante eccezione la cosiddetta “out of home tv”, ossia quanto viene veicolato dagli schermi piazzati in metropolitane, stazioni e aeroporti, che ha incassato oltre 6 punti in più.
Il gran totale degli investimenti – sceso da 4,739 miliardi a 4,531 – è stato almeno in parte “salvato” da Internet, l’unico canale che ha saputo tenere botta, macinando un +14,1% e passando da 265 milioni a 302 nel semestre. Nonostante questo nel solo mese di giugno anche la Rete ha in parte rallentato la sua corsa.
Per settori i comparti più dinamici nella spesa si sono dimostrati l’automotive, l’editoria, il cura persona e il farmaceutico. Diversamente pesanti ripiegamenti si segnalano nel food, nelle telecom e nel mondo della moda-abbigliamento.
Secondo i dati Nielsen del semestre gennaio-giugno 2011 il mercato totale ha subito una flessione del 4,2%, con spunti particolarmente negativi per quanto riguarda la Tv (-4,7%), la stampa (-5,7) e la radio (-9%). E’ andata un po’ meglio per i periodici, che hanno incassato comunque il segno meno, con una perdita dell’1,5%.
Alcuni elementi vanno sottolineati: sulla débacle della carta stampata pesa molto l’arretramento della free press, che ha ceduto ben il 50% degli incassi dovuti alle campagne adv (da 49 milioni a 24,5). Nel mondo televisivo la crisi è stata generalizzata e ha intaccato sia le emittenti generaliste sia quelle a pagamento. Sola rilevante eccezione la cosiddetta “out of home tv”, ossia quanto viene veicolato dagli schermi piazzati in metropolitane, stazioni e aeroporti, che ha incassato oltre 6 punti in più.
Il gran totale degli investimenti – sceso da 4,739 miliardi a 4,531 – è stato almeno in parte “salvato” da Internet, l’unico canale che ha saputo tenere botta, macinando un +14,1% e passando da 265 milioni a 302 nel semestre. Nonostante questo nel solo mese di giugno anche la Rete ha in parte rallentato la sua corsa.
Per settori i comparti più dinamici nella spesa si sono dimostrati l’automotive, l’editoria, il cura persona e il farmaceutico. Diversamente pesanti ripiegamenti si segnalano nel food, nelle telecom e nel mondo della moda-abbigliamento.
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