La perdita accumulata dall’investimento pubblicitario classico dal 2007 a oggi è pari a 3 miliardi di euro, ossia in flessione del 22%. E anche il 2012 non si discosterà da questa tendenza rovinosa, chiudendo i conti con un calo di 13 punti, come è emerso dalla presentazione di Mindshare svoltasi a Fiuggi durante la Conferenza nazionale dei comitati e dei fiduciari di redazione e della commissione contratto della Fnsi.

Su un mercato che oggi vale 7,5 miliardi la televisione continua a imperare, con una quota del 50%, ma Internet è abbastanza vicina, con il suo 16%, a eguagliare la carta stampata, che viaggia intorno al 20%, dato però in flessione di ben 18 punti.

Tutto diverso il ritmo a livello mondiale, dove, nel secondo quarter, gli investimenti hanno raggiunto 139 miliardi di dollari, in crescita del 2,4% sul corrispondente, come emerge da Global AdView Pulse, il report trimestrale di Nielsen.

Inutile dire che sono i mercati in via di sviluppo a contribuire maggiormente al trend positivo. Così l’area Medio Oriente-Africa tocca un miracoloso +19,6%. Sullo scacchiere mondiale è ancora Internet a correre alla maggiore velocità, con un +7,2% (+11,2% nella sola Europa), seguita dalla radio, +6,6% e dalla tv, con un +3,1%. La crisi dei periodici è invece un fatto globale, vista la perdita dell’1,3%.

Anche sul piano internazionale la regina resta la tv, con il 61% di quota e con una fortissima crescita in Africa e Medio Oriente: +30,1%. I settori a più alto livello di investimento sono quelli delle telecomunicazioni e delle auto.