La versione ufficiale e quella riportata da quotidiani collimano. Dunque continuiamo ad attenerci alla nota della multinazionale elvetica: “Non appena sono state diffuse notizie dalla Gran Bretagna relative a casi di etichettatura fraudolenta per la presenza di carne di cavallo in materie prime che dovevano contenere esclusivamente carne bovina, Nestlé si è immediatamente attivata in tutta Europa per effettuare verifiche approfondite e mirate sulle materie prime di carne bovina utilizzate. Nestlé ha quindi sospeso le consegne di tutti i prodotti finiti contenenti carne rifornita dall’azienda tedesca H.J. Schypke, subappaltatrice di uno dei nostri fornitori, JBS Toledo N.V”.
I test effettuati, infatti, hanno rilevato tracce di DNA equino in due prodotti a base di carne di manzo fornita da H. J. Schypke. I livelli riscontrati sono di poco superiori all’1%, soglia che la Food Safety Agency usa per indicarne la volontaria presenza. Nestlé ne ha immediatamente dato informazione alle autorità competenti.
“Stiamo inoltre procedendo ad innalzare ulteriormente il nostro esteso programma di assicurazione qualità integrando nuove analisi sulle materie prime bovine per rilevare l’eventuale presenza di Dna di origine equina, prima di procedere con nuove produzioni. La qualità e la sicurezza dei prodotti è per Nestlé una massima priorità non negoziabile. Ci scusiamo con i consumatori e vogliamo rassicurare che le attività messe in atto in questa vicenda rispondono agli alti standard Nestlé e rafforzeranno ulteriormente i nostri criteri di tracciabilità. Tutte le altre referenze di ravioli e tortellini venduti in Italia rimangono in commercio perché non coinvolte”.
Ma il vero problema è che il tutto, tra hamburger – venduti da notissime insegne distributive -, lasagne e ravioli taroccati, ha risvegliato le attenzioni delle autorità comunitarie, che hanno dato il via a test molto intensi sulle carni bovine, test che hanno però dovuto scontarsi con l’opposizione dell’Italia. Non solo: come riporta il “Financial Times” seguirà un piano Ue ancora più approfondito e articolato in una decina di capisaldi.
Intanto in Gran Bretagna il 40% delle vendite di hamburger surgelati è andato in fumo e due cittadini su tre promettono, in futuro, che non compreranno mai più surgelati a base carne.
Ma dove sono finiti i famosi piani di tracciabilità dei fornitori e della filiera che dovrebbero evitare di “chiudere le stalle quando i cavalli sono scappati”?