La notizia è abbastanza incredibile, visto che non succedeva dal 1989: Ikea Italia perde fatturato (-2,6%) e si attesta a 1,59 miliardi di vendite. Questo non significa comunque che il colosso svedese voglia fare le valigie e abbandonare la Penisola, dove è appena partita anche con la vendita on line, che per ora comprende “solo” 5.400 referenze e tre regioni: Val D’Aosta, Piemonte e Liguria.

In cantiere ci sono infatti ben 400 milioni destinati allo sviluppo di nuove iniziative, come le 4 aperture previste da qui al 2015 (fra cui Pisa, Verona e Cerro Maggiore), per portare la rete sopra la soglia dei 20 punti di vendita. L’Italia rimane strategica sia dal punto di vista delle dimensioni della domanda, alle spalle della Germania, degli Stati Uniti e della Francia, sia sotto il profilo degli approvvigionamenti, visto che i nostri produttori sono i terzi fornitori dell’insegna, con una quota superiore all’8%, dopo i cinesi e i polacchi. Come aggiunge l’amministratore delegato Lars Petersson i nostri mobili registrano la più bassa incidenza di reclami.

La contrazione non va certo letta come un colpo assestato al solo marchio Ikea, visto che rientra in uno scenario pesantemente recessivo per tutti i beni durevoli, compresi molti prodotti ad alta tecnologia.

Intanto, nonostante la fedeltà che i nostri consumatori continuano a dimostrare al marchio, Ikea continua a trovare la propria bestia nera nella burocrazia locale: la struttura di Roma-Pescaccio – 115 milioni di investimenti – è inceppata da 7 anni e il cosiddetto “Laziogate”, che ha travolto l’ex presidente della Regione, Renata Polverini, rischia di spostare ancora in avanti qualsiasi decisione.