Black Friday a rischio in Gran Bretagna, la patria del liberismo, dove però i negozi indipendenti hanno organizzato un boicottaggio su larga scala per protestare contro lo strapotere delle grandi piattaforme di commercio elettronico, che sembrano essere, anche oltre la Manica, l’asso pigliatutto del fatidico week end di sconti. Ma la rivoluzione, l’85& dei piccoli retailer non aderirà al venerdì nero, ha assunto anche una connotazione morale, contro il dilagante consumerismo fomentato dall’e-commerce.

Lo riporta il 'Guardian' sulla base dei dati raccolti da Bira (British indipendent retailers association). Secondo l’associazione mai come nel 2021 la ribellione, già sentita negli anni precedenti, ha raggiunto livelli tanto alti. Tuttavia, quei negozianti che hanno deciso di aderire lo faranno a scopo dimostrativo, donando in seguito, in tutto o in parte, gli eventuali ricavi a enti di beneficienza.

L’ostilità verso il commercio elettronico e in particolare verso Amazon in questa circostanza è talmente forte, prosegue il quotidiano, che a novembre, su Facebook, è stato creato il gruppo ‘Not on Amazon’, che al momento ha raccolto 157.000 membri, in prevalenza artigiani e piccoli rivenditori.

In Italia piuttosto circospetta sulla festività americana è Federazione Moda Italia, aderente a Confcommercio.

Il presidente, Renato Borghi, fa rilevare che l’evento «attira comunque, l’interesse di milioni di consumatori a caccia dell’affare in vista della stagione natalizia nei negozi delle nostre città. Tuttavia, le stime sui volumi di vendita, pari a 500 milioni di euro per il fashion, non vanno lette solo positivamente perché, pur attraendo l’attenzione degli amanti dello ‘sconto a tutti i costi’ e rappresentando una risposta del commercio al contenimento dell’inflazione, le promozioni in piena stagione, alle porte del Natale, danneggiano soprattutto quegli operatori dei negozi multibrand che sacrificano una marginalità che, dopo il tracollo delle vendite del 2020 e inizio 2021, è divenuta sempre più di sopravvivenza».