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Farmaci: un aborto di deregulation
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Farmaci: un aborto di deregulation
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Pur reduce da tante battaglie vittoriose combattute da Bruxelles, il Presidente del Consiglio Mario Monti cede le armi in casa propria e si rimangia la politica liberista: dai carburanti, che comunque non erano nemmeno nel mirino fin dall’inizio, ai taxi, per finire con i farmaci. br />
“Si fa strada una liberalizzazione fasulla che mantiene inalterati i privilegi di una casta: quella dei 16.000 titolari delle farmacie in Italia. E non tiene conto del fatto che i farmacisti che lavorano fuori dal circuito delle loro farmacie hanno la stessa professionalità e garantiscono altrettanta sicurezza nella somministrazione. Stralciando di fatto la norma si vanifica un risparmio per le famiglie stimato in 250 milioni di euro”, commentano in una nota Federdistribuzione-AnccCoop-AncdConad.
In pratica nelle parafarmacie potranno entrare solo quei prodotti di fascia C che non richiedono ricetta medica. Escluse anche la pillola contraccettiva e tutti gli iniettabili.
“Sta montando l’idea che fuori dalle farmacie non vi sia sicurezza né professionalità – continuano le sigle della gdo unite-. Ci chiediamo di che cosa stiamo parlando? Dal momento che negli oltre 300 corner della grande distribuzione e nel circuito delle parafarmacie operano più di 5000 farmacisti professionisti in grado di garantire altrettanta sicurezza e professionalità dei loro colleghi. In realtà è inutile nasconderci dietro un dito. Sta prevalendo la lobby dei farmacisti titolari. Gli stessi titolari che – caso unico in Europa- si trasmettono in via ereditaria la proprietà della farmacia come se fosse un diritto feudale. Ci dispiace dirlo; ma è solo di costoro che si stanno facendo gli interessi a scapito di tutti gli altri: gli stessi farmacisti non titolari, le parafarmacie, i consumatori. Viceversa, l’azione del Governo dovrebbe essere improntata alla crescita dell’occupazione e al contenimento dei prezzi: entrambi effetti garantiti dalla prosecuzione delle liberalizzazioni”.
Nel frattempo l’Agenzia italiana del farmaco, di concerto con il Ministero della Salute, ha 120 giorni per lavorare sulla lista delle medicine che restano di esclusiva competenza delle farmacie. Ma c’è da scommettere che alla parafarmacia rimarranno soltanto le briciole.
Fra gli indignati, oltre agli esponenti della gdo, sono da mettere anche il Pd, che ha proposto un controemendamento, e, ovviamente, il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, che rappresenta i professionisti non titolari. E dire che il mondo scientifico aveva già dato la propria benedizione. Silvio Garattini, un farmacologo illustre che non ha certo bisogno di alcuna presentazione, si era espresso più che favorevolmente condizionando il “sì” solo ad aspetti come la garanzia della buona conservazione del farmaco. Garanzia che peraltro le parafarmacie sono perfettamente in grado di assicurare, dato che dispongono degli stessi mezzi tecnici e della stessa cultura di qualsiasi farmacia.
“Si fa strada una liberalizzazione fasulla che mantiene inalterati i privilegi di una casta: quella dei 16.000 titolari delle farmacie in Italia. E non tiene conto del fatto che i farmacisti che lavorano fuori dal circuito delle loro farmacie hanno la stessa professionalità e garantiscono altrettanta sicurezza nella somministrazione. Stralciando di fatto la norma si vanifica un risparmio per le famiglie stimato in 250 milioni di euro”, commentano in una nota Federdistribuzione-AnccCoop-AncdConad.
In pratica nelle parafarmacie potranno entrare solo quei prodotti di fascia C che non richiedono ricetta medica. Escluse anche la pillola contraccettiva e tutti gli iniettabili.
“Sta montando l’idea che fuori dalle farmacie non vi sia sicurezza né professionalità – continuano le sigle della gdo unite-. Ci chiediamo di che cosa stiamo parlando? Dal momento che negli oltre 300 corner della grande distribuzione e nel circuito delle parafarmacie operano più di 5000 farmacisti professionisti in grado di garantire altrettanta sicurezza e professionalità dei loro colleghi. In realtà è inutile nasconderci dietro un dito. Sta prevalendo la lobby dei farmacisti titolari. Gli stessi titolari che – caso unico in Europa- si trasmettono in via ereditaria la proprietà della farmacia come se fosse un diritto feudale. Ci dispiace dirlo; ma è solo di costoro che si stanno facendo gli interessi a scapito di tutti gli altri: gli stessi farmacisti non titolari, le parafarmacie, i consumatori. Viceversa, l’azione del Governo dovrebbe essere improntata alla crescita dell’occupazione e al contenimento dei prezzi: entrambi effetti garantiti dalla prosecuzione delle liberalizzazioni”.
Nel frattempo l’Agenzia italiana del farmaco, di concerto con il Ministero della Salute, ha 120 giorni per lavorare sulla lista delle medicine che restano di esclusiva competenza delle farmacie. Ma c’è da scommettere che alla parafarmacia rimarranno soltanto le briciole.
Fra gli indignati, oltre agli esponenti della gdo, sono da mettere anche il Pd, che ha proposto un controemendamento, e, ovviamente, il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, che rappresenta i professionisti non titolari. E dire che il mondo scientifico aveva già dato la propria benedizione. Silvio Garattini, un farmacologo illustre che non ha certo bisogno di alcuna presentazione, si era espresso più che favorevolmente condizionando il “sì” solo ad aspetti come la garanzia della buona conservazione del farmaco. Garanzia che peraltro le parafarmacie sono perfettamente in grado di assicurare, dato che dispongono degli stessi mezzi tecnici e della stessa cultura di qualsiasi farmacia.
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