Risale al 15 febbraio la sentenza del giudice Angelo Mambriani (Tribunale di Milano) che rigetta le pretese dei figli di primo letto di Bernardo Caprotti, Giuseppe e Violetta, nei confronti del pacchetto di maggioranza assoluta di Esselunga, pacchetto che sarebbe stato ceduto in nuda proprietà e solo formalmente, mantenendo l’imprenditore “ogni e qualsivoglia” potere sull’azienda.

La dinasty, complicata anche da un secondo matrimonio e quindi da altri discendenti con i propri diritti, passa in mano, l’11 aprile,  a un collegio arbitrale, richiesto dallo stesso patron, collegio che dovrà esprimersi entro 90 giorni.

Ma secondo Giuseppe e Violetta l’arbitrato non è la sede giusta, tanto che i due annunciano, anche se ufficiosamente, un nuovo ricorso al Tribunale Civile di Milano, ricorso che dovrebbe  essere presentato oggi o, al più tardi, domani.

Stando ai figli  il patron si sarebbe reintestato le azioni con l‘intento di vendere il proprio gruppo da 7 miliardi di fatturato: e tornano in ballo i nomi di Wal-Mart, Mercadona, ma anche di Auchan e Ahold. In questo modo Giuseppe e Violetta verrebbero privati del loro diritto di successione. Diversamente il padre ritiene che i due vogliano spogliarlo anzitempo dei propri beni.

D’altro canto lo stesso Caprotti senior ha ammesso che nel 2004 fu sul punto di vendere a Wal-Mart e fu in quel momento  che egli rientrò in possesso, con una cessione fittizia, di una fettina (8%) dell’impresa di famiglia.

Comunque  l’ipotesi della vendita è stata recisamente smentita dal re dei supermarket, che, sul “Sole 24 Ore” dell’8 dicembre, ha pubblicato una lettera-articolo dal titolo “Esselunga non è in vendita”.