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Dodici giorni di chiusura: giusta causa o primo sintomo?

Dodici giorni di chiusura: giusta causa o primo sintomo?
Dodici giorni di chiusura: giusta causa o primo sintomo?

Dodici giorni di chiusura: giusta causa o primo sintomo?

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Redazione
L’attuale legislatura, sotto la pressione dei contrari, che hanno comunque - almeno alcuni - come già detto più volte da DM, le proprie buone ragioni, ha cominciato a dare un piccolo segno di volere smontare la concessione delle aperture H 24, per 365 giorni l’anno. br />
Così la X Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, in sede di Comitato ristretto, ha emanato un testo base unificato sulla disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali che presto passerà in aula. Fra le novità più rilevanti ci sono 12 giorni di chiusura, in concomitanza delle maggiori feste, civili e religiose: Capodanno, Natale, Pasqua, Ognissanti, ma anche Ferragosto e il 25 aprile.

Per ora i commenti scarseggiano, a parte quello di Confcommercio, secondo la quale il provvedimento Monti del 2011 non è stato di stimolo ai consumi, rimasti drammaticamente fermi al palo, né tantomeno ha favorito la crescita occupazionale e non ha portato alcun ulteriore beneficio ai consumatori.

Il commercio, che peraltro continua a scontare gli effetti di una recessione che sembra non finire mai, è un settore già liberalizzato da tempo – continua la nota - e che ha lasciato sul mercato solo imprese competitive. Il nuovo testo unificato presentato dalla Commissione attività produttive della Camera va certamente nella giusta direzione e “coglie l’obiettivo di avere deroghe certe dentro leggi chiare. Infatti, un minimo di regolamentazione certamente contribuisce a consolidare il modello distributivo italiano, consentendo ai territori di valorizzare la propria vocazione turistica e commerciale, anche in particolari periodi dell’anno, e alle imprese di contenere i costi e di avere una corretta e certa attività di gestione garantendo, al tempo stesso, un adeguato livello nell’offerta dei servizi ai consumatori”.

Tutto sembra molto sensato. Ma non sarà l’inizio della fine di una delle poche vere liberalizzazioni italiane?
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