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Penny cambia logo e rilancia su gastronomia e macelleria servita. Acquisizioni in vista

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Penny cambia logo e rilancia su gastronomia e macelleria servita. Acquisizioni in vista

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Emanuele Scarci

di Emanuele Scarci

“Penny continuerà a crescere, anche per via esterna.

Le recenti acquisizioni di pdv in Sicilia e in Lombardia non sono state le ultime. Stiamo verificando altre opportunità a breve, ma sempre con il nostro metodo analitico e con prudenza”: così Nicola Pierdomenico, amministratore delegato di Penny, nel corso dell’inaugurazione del pdv di Saronno. Si tratta del negozio numero 410, ma “entro l’anno - assicura il top manager - ne apriremo un’altra decina”.
La catena discount ha cambiato il logo da Penny Market a Penny punto. Contestualmente ha lanciato una nuova strategia che si snoda su 3 direttrici: servizio e assistenza sul pdv, relazione col cliente e digitalizzazione. I nuovi pdv hanno gastronomia e macelleria servita: arriveranno a 93 entro l’anno prossimo.
Il nuovo negozio ha una superficie di vendita di circa 870 mq. e vanta il reparto macelleria, la gastronomia con punto caldo e un’intera vasca con una linea di pasticceria tipica locale. Oltre a circa 2 mila referenze tra dry e freschi.
“Il discount si è evoluto - sottolinea Pierdomenico, da 30 anni nel retailing low cost - e dobbiamo adattare la nostra offerta al cliente italiano. Su mille nuovi clienti che visitano un nostro pdv, 100 potrebbero non tornare se non ci fosse una gastronomia e una macelleria servita. Non è stato facile convincere i nostri referenti di Colonia di questa complessità, ma il cliente italiano è diverso da quello tedesco e da tutti gli altri. Davanti ai risultati c’era poco da discutere”.

Piccolo è meglio

Una delle peculiarità di Penny è il format piccolo, mediamente 650 mq, con un’offerta semplice e veloce, tanto da farne il negozio di quartiere. I pdv sono presenti in tutte le regioni (eccetto Valle d’Aosta e Sardegna), ma in prevalenza in Lombardia (91), Toscana (81) e Piemonte (72). L’azienda ha 4.350 dipendenti, di cui il 75% donne. Conta inoltre su 7 poli logistici: l’ultimo sarà operativo a fine anno a Buti, nel Pisano, che sostituirà quello di Altopascio.
Bruno Bianchini, strategic marketing director di Penny, ribadisce che “i nostri negozi rimarranno semplici e senza fronzoli, inoltre vogliamo sviluppare di più il fresco e freschissimo, prodotti che creano anche fidelizzazione”.
Quale l’impatto dell’inflazione sugli scaffali? “L’aumento dei prezzi alla fonte - risponde Pierdomenico - è stata del 10/15%, ma sugli scaffali è arrivato appena il 3/4%: stiamo facendo fronte alla situazione con i nostri margini”. Come ha reagito il cliente Penny alla crescita dei prezzi? “A parità di rete, nel primo trimestre i volumi sono rimasti stabili. Non stiamo perdendo”.

Onda lunga

Pierdomenico è arrivato in Penny 3 anni fa. Dopo un 2018 chiuso con ricavi per 1,14 miliardi e una perdita di 24 milioni. Da allora è partito un processo di crescita che continua anche oggi.
Nel 2021 Penny ha realizzato vendite per 1,37 miliardi (in media 3,4 milioni per pdv), in calo rispetto al boom del 2020: 1,46 miliardi. Ma l’azienda confida di poter superare la soglia di 1,5 miliardi a fine esercizio 2022. Penny offre 2.500 private label che sviluppano il 60% del fatturato.
L’anno scorso il gruppo tedesco ha investito in Italia 56 milioni, realizzando anche 28 ristrutturazioni che portano al 90% l’ammodernamento sostenibile della rete commerciale. Quest’anno si realizzeranno altre 23 ristrutturazioni.
Penny fa parte del gruppo Rewe, uno dei gruppi commerciali leader sul mercato tedesco ed europeo con 75 miliardi di fatturato e presente in 21 Paesi. In Italia, l’insegna Penny nasce nel 1994 con il primo pdv a Cremona, e fino al 2014 Rewe era presente anche nei canali ipermercati e supermercati con l’insegna Billa, quando decise di ritirarsi cedendo la rete a vari operatori.
“Rewe è una cooperativa – conclude Pierdomenico – e come tale si muove come una cooperativa: ciò ci consente di operare con maggiore autonomia e possibilità di successo”.

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