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Pam rilancia con 100 milioni d’investimenti. Stop al non food negli iper

Pam rilancia con 100 milioni d’investimenti. Stop al non food negli iper
Pam rilancia con 100 milioni d’investimenti. Stop al non food negli iper

Pam rilancia con 100 milioni d’investimenti. Stop al non food negli iper

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Emanuele Scarci

di Emanuele Scarci

Pam rilancia sugli investimenti con 100 milioni in un triennio, si avvia a ridimensionare 7 ipermercati cedendo la parte non-food e attende, a maggio, la sentenza del Tar sul progetto del centro logistico di Alessandria.

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I piani del retailer veneziano prevedono le aperture di 50 Pam Local e 10 super fra Lombardia, Emilia, Lazio e Veneto (già contrattualizzati) e 20 ristrutturazioni di pdv. Nel computo degli investimenti sono compresi quelli per il moderno hub logistico di Alessandria, bloccato dal ricorso al Tar presentato da un gruppo di cittadini del Villaggio Europa. Pam aveva ottenuto il via libera dopo una variante parziale al Prg.
La rete commerciale del gruppo Pam comprende 102 super, 22 fra iper e superstore e 286 pdv in franchising. Nella divisione discount, i pdv sono 530 a insegna In’s.

“Il nuovo polo logistico è fondamentale per supportare lo sviluppo in Lombardia e in generale nel Nord ovest – osserva Andrea Zoratti, dg di Pam Panorama, a margine di un evento aziendale –. Intanto i costi di realizzazione, inizialmente di 60 milioni, potrebbero salire a 75 milioni, ma bisogna andare avanti lo stesso perché l’hub milanese di Trezzano è insufficiente. Alessandria sarà dotato di un impianto fotovoltaico da 1,2 megawatt che coprirà il 40% del fabbisogno di energia”

Al di là del Tar, la nuova amministrazione comunale si è apertamente schierata, già dalla campagna elettorale, con il gruppo di cittadini colpito dall’effetto Nimby.

Questo lo vedremo. Per quanto ci riguarda, siamo certi di aver seguito correttamente le procedure di legge. E rimaniamo fiduciosi nella pronuncia positiva del Tar che dovrebbe arrivare in maggio. Comunque, se questo non accadesse, abbiamo individuato un’alternativa.

Ritorna il tasto dolente della bolletta dell’energia.

Un vero choc. Pensi che nei primi 9 mesi dell’anno la bolletta è cresciuta di 31 milioni. Paghiamo 70 euro al minuto in più. Costi insostenibili per qualunque operatore.

L’anno scorso avete congelato parte degli investimenti per non appesantire con gli ammortamenti la perdita d’esercizio. Qual è oggi il programma di sviluppo?

Stiamo andando avanti con le ristrutturazioni degli iper che costano quasi come una nuova apertura. In 7 iper scenderemo a 3.500 e 5.000 mq. di superficie e offriremo solo food. Negli spazi liberarti, i prodotti non alimentari verranno gestiti da operatori terzi. Ristrutturati questi 7 iper, avremo sostanzialmente terminato il lavoro. Mentre per i super apriremo 10 nuove posizioni, la prima entro marzo a Bologna. Eppoi Nord ovest, Nord est e Lazio.

Sul franchising vi fermerete?

No, andremo avanti. Abbiamo in corso ragionamenti con operatori legati ad altre centrali. Siamo molto soddisfatti delle nostre partnership: con RetailPro in Campania, Borello in Piemonte e Arimondo in Liguria. Oggi il franchising vale un terzo dei volumi.

A proposito, sono trascorsi 2 anni dall’uscita dalla supercentrale Aicube. E’ stato un errore?

Per niente. Anche a posteriori è stata una decisione oculata. L’avevo caldeggiata personalmente. Dopo l’uscita da Aicube, abbiamo semplificato i rapporti con l’industria e ora sviluppiamo progetti comuni. In generale, nelle supercentrali è necessario fornire servizi, cosa che Aicube non faceva. Oggi non abbiamo in progetto l’ingresso in nessuna supercentrale. Dobbiamo prima terminare di semplificare e rafforzare i rapporti con l’industria.

Colpo di freno sul non food. E per il resto?

Sul fronte del prodotto, puntiamo molto su fresco e freschissimo. Sulla marca privata, la base entry price e una premium in futuro verranno affiancate da una super premium. Oggi, con l’inflazione a due cifre, è molto difficile elaborare un capitolato di prodotto con i fornitori, ma l’incidenza della nostra marca privata crescerà dal 24% al 30%. Infine, abbiamo fatto progressi significativi sulla convenienza.

I consumi di carne in Italia sono in calo anche quest’anno. Investirete ancora sul Centro carni di Firenze che vale 76 mila quintali di produzione l’anno?

La carne per noi vale molto, fra l’8 e il 9% del giro d’affari. Con picchi di vendita in inverno. Siamo una delle poche aziende che dispone di un proprio centro carni, su cui abbiamo investito e continueremo a investire. Vogliamo servire meglio il consumatore: c’è chi punta su un prodotto commerciale e chi su uno di eccellenza, con un prezzo adeguato. Nel caso specifico, la carne di qualità la si ottiene partendo dalla stalla e non dal macello.

Dopo l’annus horribilis 2021, qual è il trend di oggi di Pam?

Nei primi 9 mesi registriamo ricavi in crescita del 5%, ma nel terzo trimestre il balzo è stato dell’11,9%. Siamo stati l’insegna più dinamica in Italia, grazie anche all’ottimo lavoro svolto dal direttore commerciale Luca Migliolaro. Abbiamo beneficiato della bella stagione e del ritorno del turismo. Tuttavia ora ci sono segnali preoccupanti che arrivano dal calo della fiducia dei consumatori, dal peso dell’energia e dalla ricerca di convenienza. Come dimostra il balzo del 15% delle vendite dei discount contro il +6,4% della gdo in generale.

Quali le previsioni per il 2022?

Contiamo di chiudere con un giro d’affari di 3,1 miliardi (2,7 nel 2021), di cui 1,7 miliardi nei canali Pam e il resto con In’s. L’Ebitda sarà positivo, con patrimonio e Posizione finanziaria netta solidi.

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