Il Comitato di Coordinamento dell’OI Pera ha fatto il punto sulla produzione di pere attesa per il 2022. Dopo un’annata particolarmente deficitaria come quella del 2021, in cui l’impatto delle gelate era risultato disastroso tanto da portare la produzione sui livelli ai minimi storici, quest’anno la situazione appare nettamente migliore. Oggi a livello nazionale sono stimate oltre 470.000 tonnellate di prodotto, più del doppio rispetto allo scorso anno, ma oltre il 20% in meno rispetto al 2020 e il 35% in meno rispetto al 2018.
Dopo una buona fioritura ed
un’allegagione regolare, che lasciavano presagire una situazione produttiva
molto buona, alcune varietà hanno subito una forte cascola che ha avuto impatti
in alcune aree soprattutto sulla produzione degli impianti più giovani. Allo
scostamento rispetto ad una produzione più normale ha concorso inoltre il
prolungarsi di temperature oltre la norma e il problema della siccità che
stanno finendo con l’ostacolare il regolare sviluppo dei frutti.
Si tenga poi in grande
osservazione l’andamento delle superfici produttive di pere, che nella sola
regione Emilia Romagna evidenzia una perdita rispetto allo scorso anno pari al
9%, con cali maggiori rispetto alla media per Abate, Conference e Kaiser.
«Dopo un certo ottimismo dovuto alla
buona carica dei frutti – seppur con qualche differenza fra varietà e zone
produttive - e a un calibro medio che fino a qualche settimana fa sembrava
buono, nelle ultime due settimane abbiamo assistito ad un blocco dello sviluppo
dei frutti, che ha portato a ridurre le stime produttive. Sottolineiamo che la
stima indicata si riferisce alla produzione totale, ma a raccolta ultimata
riteniamo che proprio questa minore pezzatura possa portare ad una riduzione
della quota di produzione commercializzabile rispetto ad annate più normali» –
ha sottolineato il Presidente Gianni Amidei.
«Il calo delle superfici
purtroppo è una diretta conseguenza di quanto è successo nelle ultime annate,
sempre contraddistinte da problematiche produttive enormi, nel 2019 la cimice
asiatica, nel 2020 lo scoppio della maculatura bruna e nel 2021 la grande
gelata, che hanno finito per mettere in grave difficoltà i produttori» –
ha aggoiunto Amidei.