Contratto commercio: Dell’Orefice (Cisl): rinnovare subito. Prampolini (Confcommercio): margini esigui
Contratto commercio: Dell’Orefice (Cisl): rinnovare subito. Prampolini (Confcommercio): margini esigui
- Information
di Emanuele Scarci
Il rinnovo del contratto del commercio entro l’autunno.
Forse anche per scongiurare il braccio di ferro del dicembre 2018. E’ questo almeno l’auspicio di imprese e sindacati. Intanto procedono i negoziati nelle commissioni tematiche sia per il rinnovo del contratto nazionale del terziario distribuzione e servizi Confcommercio, scaduto nel 2019, sia quelli con Federdistribuzione per le grandi catene retail. I contratti nazionali si applicano a 3,5 milioni di lavoratori del commercio, una delle platee più vaste che vanno dagli addetti alle vendite, ai magazzinieri, dai lavoratori dell’e-commerce a quelli dei servizi. L’ultimo contratto siglato da Confcommercio e Fisascat-Filcams-Uiltucs è scaduto alla fine del 2019. A Confcommercio aderiscono per i retailer, Conad e corposi pezzi della distribuzione organizzata. Mentre a Federdistribuzione, uscita da Confcommercio nel 2011, aderiscono le più grandi catene commerciali food e non food, comprese le cooperative Bricoio e Master Coop Alleanza 3.0. Federdistribuzione ha firmato il primo contratto nazionale per la distribuzione moderna nel dicembre 2018.
Colpo
d’acceleratore
Per Fisascat Cisl è necessario imprimere una accelerazione alle trattative. «Il
tempo perso è significativo - sottolinea il segretario generale aggiunto Fisascat
Vincenzo Dell’Orefice -. Abbiamo a che fare con controparti diverse, spesso
anche gelose della loro distintività, ma accomunate da un unico disegno
strategico: non rinnovare il contratto. Occorre raggiungere un accordo in tempi
brevi per aggiornare i trattamenti retributivi dei lavoratori il cui contratto
nazionale è scaduto da più di due anni e mezzo. Il resto dei temi, dalla
revisione della sfera applicativa, alla riforma del sistema di classificazione,
dall’aggiornamento dell’articolato in tema di mercato del lavoro al governo
della flessibilità contrattata sono quelli sui quali, pur rimanendo delle
distanze, le posizioni possono avvicinarsi”.
Donatella Prampolini Manzini, vicepresidente di Confcommercio con delega al
lavoro nonché ad di D.It, premette che “entro giugno ci incontreremo con i
sindacati per fare il punto della situazione sul lavoro svolto dalle
commissioni tematiche. Credo anch’io che su alcuni capitoli ci sia convergenza,
come sulle classificazioni, ma avviso che sul tema salariale ci sarà una grande
discussione: le imprese sono prese nella morsa degli aumenti dell’energia, da
una parte, e del calo dei consumi, dall’altra. I margini di manovra sono
ridotti e serve grande senso di responsabilità”. L’8 giugno si avrà un quadro preciso della
situazione con l’assemblea generale di Confcommercio.
Senza alibi
Dell’Orefice
replica: “L’incremento dei prezzi di materie prime ed energia, a cui si
aggiunge l’inflazione, solo in parte scaricata sul consumo (almeno finora), inducono
le associazioni datoriali a sottrarsi a un confronto, ma un contratto nazionale
di lavoro non può pagare logiche di breve periodo. Un contratto, che ha una
vigenza pluriennale, in linea di principio, si applica sia in tempi di
espansione che di riduzione dei ricavi. Siccome chi non vuole rinnovare un
contratto avrà sempre un motivo (il covid, la guerra, l’inflazione ecc.),
sosteniamo che solo aggiornando i trattamenti retributivi di chi lavora si
potrà iniziare a stabilizzare una situazione. Altrimenti ingovernabile”.
Il contratto Confcommercio verrà chiuso prima di quello di Federdistribuzione?
“Certo - risponde Prampolini Manzini -, è il più grande ed è quello che
coinvolge una platea maggiore di addetti. Il contratto Confcommercio è una
sorta di faro per il settore. Questa volta però vorremmo impedire furbate da
parte di altri attori. Sicuramente sarà inserita una clausola di salvaguardia
con l’obiettivo di impedire dumping contrattuale da parte di chi non rinnova il
contratto”.
Federdistribuzione è
avvertita.
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