di Emanuele Scarci

Coca-Cola Company potrà esercitare una call option e salire fino al 49% di Caffè Vergnano.

Inoltre potrà nominare il direttore finanziario, dire la sua sulla nomina e sulla rimozione dell’amministratore delegato, esercitare il diritto di veto su diverse decisioni del Cda, compresa la stipula di contratti di vendita o distribuzione della società torinese: sono questi i principali termini della partnership con cui Coca Cola Company ha rilevato il 30% dell’italiana Caffè Vergnano dai componenti della famiglia fondatrice. I particolari sono emersi nel documento con il quale l’Antitrust ha dato semaforo verde all’intesa italo-americana.

Crescita all’estero

L’alleanza ha l’obiettivo di favorire l’espansione internazionale di Caffè Vergnano mediante la rete di distribuzione e marketing di Coca-Coca Hbc, un imbottigliatore del cosiddetto Coca-Cola System. La distribuzione in Italia rimarrà invece di pertinenza della società torinese. Coca-Cola Hbc si è impegnata a non distribuire marchi di caffè di origine italiana, fatta eccezione per i prodotti da caffè a marchio Costa.

Perché Costa? Tre anni fa Coca-Cola ha acquisito la catena inglese Costa Coffee mettendo sul piatto ben 4,4 miliardi di euro. Gli americani hanno scelto di diversificare nel caffè perché è una delle bevande a più rapida crescita a livello internazionale e inoltre è un settore frammentato: nessun singolo brand ha una presenza significativa nei vari mercati del mondo.

Nel 2020 Caffè Vergnano ha realizzato ricavi per 79 milioni di euro mentre Coca-Cola Hbc è arrivata a 6 miliardi grazie alla distribuzione di bevande in 16 paesi europei più Nigeria, Russia ed Egitto. Coca-Cola Hbc inoltre controlla 4 stabilimenti in Italia ed è proprietaria delle acque minerali Lurisia e Fonti del Vulture con i marchi Lilia, Sveva e Vivien.