Clai campione di sostenibilità. A segnalarlo è la ricerca pubblicata sull’ultimo numero di Affari & Finanza, l’inserto economico de La Repubblica, che indica quali sono le “Green Stars 2021” del nostro Paese nei diversi settori dell’economia. Lo studio condotto dall’Istituto tedesco Qualità e Finanza in collaborazione con l’Istituto per Management e Ricerca economica di Amburgo ha utilizzato il metodo del social listening. Per capire il livello di reputazione sono state infatti raccolte oltre un milione di citazioni sul web di 2.000 imprese monitorate: soltanto 200 sono state alla fine “premiate” dalle valutazioni online.

Si tratta della più grande ricerca di questo tipo mai realizzata in Italia sulla sostenibilità. Clai si piazza alla prima posizione di questa speciale classifica con un punteggio di sostenibilità pari a 100, il massimo raggiungibile. Più indietro in graduatoria c’è Levoni, al secondo posto con un punteggio pari a 73,4. Chiude il podio Rovagnati, con 66,3.

Sono diverse le soluzioni implementate da Clai per favorire un rapporto più sano con l’ambiente. A partire dal suo impianto di biogas che è stato costruito nel 2012 a fianco dello stabilimento di produzione di Sasso Morelli. In ossequio al principio dello “scarto-zero”, quest’impianto accoglie sottoprodotti delle varie lavorazioni, liquami degli allevamenti e parte degli scarti di macellazione. Tutto materiale che dovrebbe essere buttato perché ormai privo di valore. A Sasso Morelli, spiega il Responsabile di stabilimento Rudy Magnani, viene invece «“mescolato” al mais per essere pastorizzato e poi subire un processo batterico di fermentazione, grazie al quale si genera gas che viene utilizzato per produrre energia elettrica». E si tratta di un processo talmente efficiente che l’energia viene prodotta in eccesso rispetto alle esigenze dell’intero impianto.

Oltre all’energia si genera anche calore che viene sfruttato all’interno del salumificio Clai, nelle cui caldaie può scorrere in questo modo acqua preriscaldata. Il risparmio di metano è notevole, viene coperto circa l’80% del fabbisogno.

Dal processo di fermentazione rimane un ulteriore scarto di lavorazione, chiamato digestato, che viene utilizzato come fertilizzante per i propri campi.

Per risparmiare energia è stato adottato da tempo anche l’uso di pannelli fotovoltaici, sistemati sui tetti degli impianti. Ma l’elemento nuovo che contribuisce a rafforzare l’impegno della food company imolese per l’ambiente è il nuovo impianto di cogenerazione, attivo da poco più di un mese e realizzato nella struttura di Faenza. Il suo funzionamento è semplice: viene bruciato gas per produrre energia elettrica e calore, capitalizzando al meglio le risorse a disposizione.