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L’olio scivola ma il made in Italy lo salverà
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L’olio scivola ma il made in Italy lo salverà
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La nuova normativa europea – Ce 182/2009 e modifiche al regolamento Ce 1019/2002 - entrata in vigore il 1° luglio ha dato uno scossone salutare al comparto dell’olio d’oliva, fiore all’occhiello del made in Italy, stretto da tempo nella morsa delle promozioni e dei tagli prezzo e oggetto di una scarsa consapevolezza da parte dei consumatori dell’importanza della qualità. Stiamo parlando di un mercato che a volume vale complessivamente circa 451 milioni di litri e che ha un giro d’affari pari a circa 1 miliardo 365 milioni di euro.
Gli ultimi dodici mesi del comparto dell’olio non sono stati senza nubi. “Il mercato – dichiara Edoardo Fontana, direttore marketing di Salov - ha registrato una flessione delle vendite del 2,2% dell’olio l’oliva e dell’1,1% dell’extravergine. Trend negativo anche per l’olio di semi: -4,7%”. A pesare sull’andamento sono stati diversi fattori, tra cui spicca il calo generalizzato dei consumi dato dalla difficile congiuntura economica. Inoltre, al comparto non fanno bene le promozioni e “l’utilizzo dell’olio, e in particolare di quello extravergine, - commenta Francesco Tabano, responsabile della business unit olio e rossi di De Cecco – come prodotto civetta per creare traffico nei punti vendita. In questo modo l’olio viene venduto sempre più spesso sotto costo, spingendo il consumatore a essere fedele alle promozioni invece che al brand”.
Le numerose promozioni non permettono allo shopper di sviluppare un forte senso critico nei confronti della qualità dell’olio. Un senso critico, finalizzato all’acquisto consapevole, che invece sarà fondamentale per il futuro, considerando che lo sviluppo del comparto, a detta dei player, passerà dall’extravergine. Punta sulla promozione dell’extravergine il gruppo Mataluni, che nell’aprile del 2009 ha riportato in Italia Olio Dante, acquistandolo direttamente dal gruppo Sos. “Il nostro obiettivo prioritario – afferma il direttore commerciale Antonio Lamparelli – è di riposizionare Olio Dante sul mercato nazionale degli oli d’oliva e rilanciare l’extravergine, un prodotto 100% italiano con il miglior rapporto qualità-prezzo. In questo modo andremo a erodere la quota di mercato dell’extravergine venduto in Italia ma proveniente dall’estero”.
Ed è incentrata proprio sull’italianità autentica delle materie prime e del prodotto finito la normativa europea entrata in vigore a inizio luglio. E’ diventata infatti obbligatoria per legge l’indicazione di provenienza delle olive impiegate nella produzione di olio vergine ed extravergine italiano. Si tratta di un passo importante per la trasparenza di un settore che spesso vede favoriti i produttori che utilizzano impropriamente il marchio made in Italy, utilizzando olive di provenienza estera, senza segnalarlo in etichetta. Investe nell’italianità De Cecco, che da poco ha riqualificato i propri impianti produttivi e che con “solo olive italiane” propone sul mercato un prodotto certificato italiano e non solo imbottigliato nel nostro Paese. L’olio d’oliva extravergine si conferma il fiore all’occhiello della produzione di Fara San Martino (Ch), accanto a pasta e sughi pronti.
E’ all’insegna dell’olio extravergine anche l’attività di Monini, che a livello strategico punta ad aprirsi verso settori merceologici che sono vicini al suo marchio e al suo posizionamento. L’idea dell’azienda è di differenziare l’offerta di prodotti per affiancare al mercato dell’olio extravergine referenze che si sposino con ciò che rappresenta il mondo dell’azienda come: gli spalmabili a base vegetale Aperitiny, gli aceti a marchio Aceti Monini, le Olive Dop Nocellara del Belice e il succo di limone Lemoniny. L’azienda si conferma ai primi posti nel ranking dei produttori insieme al gruppo Sos - che controlla i marchi Carapelli, Bertolli e Sasso - e a Farchioni Olii. Tra i player del mercato dobbiamo ricordare anche Colavita, Domenico Manca, Nicola Pantaleo, Olearia Desantis, Raineri e Pastificio Attilio Mastromauro.
Per quanto riguarda invece le prospettive oltre confine, le aziende italiane continuano a occupare posizioni di rilievo sui mercati esteri. Tra i protagonisti è da segnalare Salov, presente in ben 65 Paesi con le sue marche Sagra e Filippo Berio, e che ha ottenuto una crescente leadership in Usa (21% di quota) e nel Regno Unito (20% di quota).
Per quanto riguarda l’olio di semi nell’ultimo periodo non è venuta e non sta venendo meno l’innovazione di prodotto. Lo sa bene il gruppo Mataluni che entro la fine di ottobre immetterà sul mercato la nuova linea di Olio Dante vitaminizzato. Si tratta di “prodotti con un ottimo rapporto qualità-prezzo – dichiara Antonio Lamparelli, direttore commerciale – e che si propone di competere con i top brand soprattutto per i semi di masi e di soia”. Innovazione anche per gli oli di semi da 1 litro firmati Salov “con l’obiettivo di dar loro – fa sapere il direttore marketing Edoardo Fontana – un posizionamento distintivo per un utilizzo, soprattutto per l’olio di soia, di mais e di girasole, non solamente per friggere ma anche a crudo. Gli oli si presentano sugli scaffali della gdo in bottiglie in Pet con shape ergonomica e rivestiti da sliver con colori distintivi e moderni”.
Gli ultimi dodici mesi del comparto dell’olio non sono stati senza nubi. “Il mercato – dichiara Edoardo Fontana, direttore marketing di Salov - ha registrato una flessione delle vendite del 2,2% dell’olio l’oliva e dell’1,1% dell’extravergine. Trend negativo anche per l’olio di semi: -4,7%”. A pesare sull’andamento sono stati diversi fattori, tra cui spicca il calo generalizzato dei consumi dato dalla difficile congiuntura economica. Inoltre, al comparto non fanno bene le promozioni e “l’utilizzo dell’olio, e in particolare di quello extravergine, - commenta Francesco Tabano, responsabile della business unit olio e rossi di De Cecco – come prodotto civetta per creare traffico nei punti vendita. In questo modo l’olio viene venduto sempre più spesso sotto costo, spingendo il consumatore a essere fedele alle promozioni invece che al brand”.
Le numerose promozioni non permettono allo shopper di sviluppare un forte senso critico nei confronti della qualità dell’olio. Un senso critico, finalizzato all’acquisto consapevole, che invece sarà fondamentale per il futuro, considerando che lo sviluppo del comparto, a detta dei player, passerà dall’extravergine. Punta sulla promozione dell’extravergine il gruppo Mataluni, che nell’aprile del 2009 ha riportato in Italia Olio Dante, acquistandolo direttamente dal gruppo Sos. “Il nostro obiettivo prioritario – afferma il direttore commerciale Antonio Lamparelli – è di riposizionare Olio Dante sul mercato nazionale degli oli d’oliva e rilanciare l’extravergine, un prodotto 100% italiano con il miglior rapporto qualità-prezzo. In questo modo andremo a erodere la quota di mercato dell’extravergine venduto in Italia ma proveniente dall’estero”.
Ed è incentrata proprio sull’italianità autentica delle materie prime e del prodotto finito la normativa europea entrata in vigore a inizio luglio. E’ diventata infatti obbligatoria per legge l’indicazione di provenienza delle olive impiegate nella produzione di olio vergine ed extravergine italiano. Si tratta di un passo importante per la trasparenza di un settore che spesso vede favoriti i produttori che utilizzano impropriamente il marchio made in Italy, utilizzando olive di provenienza estera, senza segnalarlo in etichetta. Investe nell’italianità De Cecco, che da poco ha riqualificato i propri impianti produttivi e che con “solo olive italiane” propone sul mercato un prodotto certificato italiano e non solo imbottigliato nel nostro Paese. L’olio d’oliva extravergine si conferma il fiore all’occhiello della produzione di Fara San Martino (Ch), accanto a pasta e sughi pronti.
E’ all’insegna dell’olio extravergine anche l’attività di Monini, che a livello strategico punta ad aprirsi verso settori merceologici che sono vicini al suo marchio e al suo posizionamento. L’idea dell’azienda è di differenziare l’offerta di prodotti per affiancare al mercato dell’olio extravergine referenze che si sposino con ciò che rappresenta il mondo dell’azienda come: gli spalmabili a base vegetale Aperitiny, gli aceti a marchio Aceti Monini, le Olive Dop Nocellara del Belice e il succo di limone Lemoniny. L’azienda si conferma ai primi posti nel ranking dei produttori insieme al gruppo Sos - che controlla i marchi Carapelli, Bertolli e Sasso - e a Farchioni Olii. Tra i player del mercato dobbiamo ricordare anche Colavita, Domenico Manca, Nicola Pantaleo, Olearia Desantis, Raineri e Pastificio Attilio Mastromauro.
Per quanto riguarda invece le prospettive oltre confine, le aziende italiane continuano a occupare posizioni di rilievo sui mercati esteri. Tra i protagonisti è da segnalare Salov, presente in ben 65 Paesi con le sue marche Sagra e Filippo Berio, e che ha ottenuto una crescente leadership in Usa (21% di quota) e nel Regno Unito (20% di quota).
Per quanto riguarda l’olio di semi nell’ultimo periodo non è venuta e non sta venendo meno l’innovazione di prodotto. Lo sa bene il gruppo Mataluni che entro la fine di ottobre immetterà sul mercato la nuova linea di Olio Dante vitaminizzato. Si tratta di “prodotti con un ottimo rapporto qualità-prezzo – dichiara Antonio Lamparelli, direttore commerciale – e che si propone di competere con i top brand soprattutto per i semi di masi e di soia”. Innovazione anche per gli oli di semi da 1 litro firmati Salov “con l’obiettivo di dar loro – fa sapere il direttore marketing Edoardo Fontana – un posizionamento distintivo per un utilizzo, soprattutto per l’olio di soia, di mais e di girasole, non solamente per friggere ma anche a crudo. Gli oli si presentano sugli scaffali della gdo in bottiglie in Pet con shape ergonomica e rivestiti da sliver con colori distintivi e moderni”.
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