Il governo Monti dovrebbe istituire domani l’annunciata Authority ai trasporti che avrà il compito di vigilare sulla libera concorrenza nel settore della movimentazione delle merci e delle persone. Tariffe e concessioni autostradali, concentrazione delle imprese nella logistica e nei trasporti: sono molte le questioni sulle quali il nuovo organismo di controllo dovrà intervenire per cominciare a tagliare l’extracosto che grava sul nostro Paese. Il governo precedente aveva infatti stimato in 40 miliardi di euro l’anno il fardello che pesa sull’economia italiana a causa soprattutto dell’insufficiente network infrastrutturale che non significa tuttavia soltanto mancanza di autostrade e ferrovie.

A pesare sempre di più, e lo sanno bene i responsabili della logistica delle catene distributive, sono gli ostacoli alla circolazione in prossimità degli agglomerati metropolitani. Questo significa non più, o meglio non soltanto, avere difficoltà ad entrare nei centri storici sottoposti a vincoli crescenti, come testimonia la recentissima introduzione dell’Area C a Milano con il pagamento di una congestion charge.

A questo proposito, come i più lungimiranti prevedevano, è ormai chiaro che è proprio la congestione il problema principale che la logistica italiana è chiamata a risolvere con urgenza, al di là della qualità e tipologia dei motori che spingono i veicoli. Se per incanto da domani tutti i mezzi per lo spostamento di merci e passeggeri diventassero elettrici, il nodo del traffico per quanto riguarda la circolazione non verrebbe sciolto e si manifesterebbe in tutta la sua evidenza e portata l’inquinamento dovuto all’usura di freni e pneumatici dei veicoli perennemente incolonnati nel tentativo di raggiungere la propria destinazione. Tutto ciò in barba agli sforzi tecnologici ed economici che si stanno facendo nell’organizzare le finestre di carico e scarico presso le industrie fornitrici e presso i centri di distribuzione delle insegne retail.

Basta dunque chiacchierare di grandi opere che non arrivano e per le quali non ci sono fondi, si comincia a mormorare negli incontri tra esperti: meglio destinare quel poco che si riesce a spendere effettivamente in iniziative locali che permettano, loro sì, di ridurre la congestione che sta soffocando anche le periferie delle città e le tangenziali, tanto da rendere problematico pure raggiungere le grandi aree commerciali.