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Pizzoli: gli investimenti trainano lo sviluppo d'impresa

Pizzoli: gli investimenti trainano lo sviluppo d'impresa
Pizzoli: gli investimenti trainano lo sviluppo d'impresa

Pizzoli: gli investimenti trainano lo sviluppo d'impresa

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Redazione

Nata a Budrio, in provincia di Bologna, nel 1926 da un’idea di Mario Pizzoli, l’azienda che porta il cognome del fondatore da ben tre generazioni è specialista per eccellenza delle patate.

Negli anni ha creato una nuova categoria, il prodotto da cuocere in forno, e alligna una vasta gamma che spazia dal fresco al surgelato. I marchi più noti sono quello omonimo e Patasnella e l’assortimento va dai classici tagli al fiammifero, ai tocchetti, alle crocchette, alla purea, agli gnocchi.
A inizio anno Pizzoli ha inaugurato, con 15 milioni di investimento, la prima tranche di un nuovo stabilimento da 50 milioni di euro e da 18 ettari a regime che concentrerà, a San Pietro in Casale (BO), il 100% della produzione oggi ripartita negli impianti di Baricella e Budrio. Un impegno notevole per un’azienda che però è fortemente protesa verso la crescita, grazie a prodotti in linea con il bisogno di un’alimentazione naturale, pronta in pochi minuti e con articoli innovativi, con tanto di licenza Disney per le crocchette di purea surgelate ‘Topolino e le croccomagie’. A fare il punto con Dm è Nicola Spanu, marketing manager dell’azienda emiliana.

Che significato ha e avrà per voi il ‘Bistrot della patata’ aperto recentemente presso Fico Eataly World?

Pizzoli lavora lungo tutti i segmenti del mercato, coprendo l’offerta dal fresco alla V gamma e dunque è sempre attenta all’innovazione in un mondo del food che, a sua volta, inventa di continuo, con nuove idee e nuovi format. Insomma, visto che è nelle nostre corde, perché non accettare l’opportunità di Fico e non esplorare tipologie di ristorazione, come lo street food, che mette al centro cibi economici e genuini? Questo spazio, con uno chef e oltre una decina di addetti, è una buona occasione di visibilità e un modo per testare formule di vendita evolute. Del resto la patata è un prodotto di straordinaria flessibilità e ricchezza varietale, come per esempio la Vitelotte, originaria del Perù e caratterizzata dalla polpa viola.

Cosa vuole dire oggi Pizzoli?

Siamo una realtà ben radicata nel nostro territorio, ma con un’ottica globale, solidi e in crescita nel nostro ambito e sempre pronti a ‘guardare oltre’ attraverso la ricerca e sviluppo, come testimonia anche questo spazio presso Fico. Tradizionalmente l’ortofrutta è un prodotto unbranded. Noi invece abbiamo fatto il percorso inverso, posizionando le patate come marca. Chi conosce il settore sa bene che non è una strada facile, sia perché esistono già delle eccellenze alimentari a livello consortile, sia perché la scelta comporta di garantire il proprio prodotto dal campo alla tavola. Siamo stati capaci di trasferire il valore italiano del fare su un prodotto “global” che non è tipicamente italiano, ma appartiene a tutto il mondo.

Quali le previsioni per i ricavi?

Abbiamo chiuso il 2016 a 80 milioni di fatturato, ma l’elemento più interessante è la crescita che ottiene una doppia cifra, con un +10%, un risultato molto positivo che potremmo ripetere anche quest’anno. Nel mix che genera questo trend il punto forte è l’investimento sia in beni industriali e strumentali, sia nel miglioramento dei prodotti. Dal punto di vista dei segmenti il 70% dei ricavi è dovuto ai surgelati, che si prestano, più di altri generi alimentari, all’innovazione e alla Ricerca & Sviluppo.

Export e marche private: sono per voi mercati interessanti?

Inutile dire che non è facile esportare patate fresche, visto che ogni Paese ha una propria produzione e tutto sommato, ceteris paribus, il discorso vale anche per il surgelato, ma stiamo cercando di fare valere oltre confine il modo italiano di accostarsi al food, dunque con cura e creatività. Posso dire che ci sono progetti molto interessanti, destinati alle nazioni extra europee. Altro ramo di business è la marca privata: il 30% dei prodotti di patate a marchio della distribuzione esce dai nostri stabilimenti.

All’interno del marketing mix qual è secondo lei il vero elemento decisivo?

Come manager devo dire che oggi, nel mercato dei beni di consumo, il punto vendita è nodale, anche prima della comunicazione, che resta pur sempre un grande classico e che ci vede attivi in tv e, poi, su altri canali, da ben 17 anni, cioè a partire dai primi spot di Patasnella. Ma, per molti versi, è ancora il prezzo a tenere banco e dunque, come altri industriali, siamo alla costante ricerca del giusto equilibrio prezzo/qualità con un’attenzione sempre maggiore all’innovazione e al servizio.

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