Non solo ortofrutta per Cpr System
Non solo ortofrutta per Cpr System
- Information
Conferma e rilancia Cpr System, la cooperativa di Gallo (Fe) specializzata nella movimentazione degli imballaggi ecosostenibili per l’ortofrutta che, archiviato un ottimo 2010 con un fatturato di 44,8 milioni di euro, annuncia un incremento del 5% circa per il 2011 con una sensibile crescita degli imballaggi trattati.
Nel 2010 l’utile di gestione è stato pari a 2,2 milioni di euro, tanto da far crescere il patrimonio netto a 27,9 milioni di euro dai 25 del 2009. E sono aumentati pure i ristorni per i soci che nel 2010 hanno toccato quota 4,6 milioni di euro. Delle eccellenti prospettive che s’affacciano col 2012, nonostante le difficoltà contingenti del mercato, Distribuzione Moderna ha parlato con Gianni Bonora, amministratore delegato dell’azienda da quando è stata costituita, nel 1998. Il manager vanta esperienze in grandi aziende sia del settore produttivo come Apofruit (la maggiore cooperativa di primo grado) e Coram di Altedo (il cui territorio è vocato per la coltivazione degli asparagi) sia del settore distributivo come il gruppo Migliarini che ha lasciato prima che entrasse nell’orbita Rinascente.
Quanti contenitori finirete per movimentare nel 2011?
Cassette per 117 milioni, con un incremento del 4,17% su un 2010 già ottimo. Poi 550mila minibins e oltre 4,4 milioni di pallet. Siamo la prima azienda in Italia per quanto riguarda la logistica di contenitori.
Chi sono i vostri soci?
Sono imprese dell’intera filiera ortofrutticola, dai produttori ai distributori, dai commercianti ai fornitori di servizi, comprese alcune importanti insegne della distribuzione moderna. Cito Coop Italia, Conad, Pam, Bennet, A&O, Sait, Crai, Sisa, Dao, Despar Calabria, Sigma e Il Gigante tra le altre. Il numero dei soci sfiora le mille unità, ma alcuni di essi a loro volta contano migliaia di aderenti.
L’aumento previsto del vostro fatturato 2011 è conseguenza di un buon andamento economico del settore?
Non tanto purtroppo. Che i consumi siano in difficoltà per l’intero comparto alimentare non è un segreto e soprattutto nell’ortofrutta i produttori risentono di un andamento difficile per quanto riguarda i prezzi. Tra i segmenti più colpiti dal fenomeno segnalo quello delle pesche, andate piuttosto male quest’anno dal punto di vista dei produttori i quali, per dare un’idea della situazione, hanno dovuto vendere praticamente a metro quadro sopportando i normali costi al chilogrammo. Ma lì ci sarebbe tanto da fare…
Per esempio?
I produttori scontano un’estrema frammentazione, che li porta ad avere scarsi margini di manovra sull’andamento del mercato. In Italia si è sviluppato un grande rapporto di partnership tra produzione e distribuzione che va ovviamente ancora migliorato, tuttavia ritengo che passi avanti la produzione debba ancora farne per conto suo riducendo la tendenza al conflitto esasperato che porta talvolta qualcuno ad abbattere i prezzi per essere poi inseguito da altri con un effetto a catena deleterio per tutti.
Poi però sui giornali si dice che la responsabilità è della Gdo…
È vero, succede questo, ma non è così e posso affermarlo dopo aver lavorato a lungo sia sul fronte della produzione sia su quello della distribuzione. I produttori dovrebbero accelerare il processo di concentrazione e agire in maniera più razionale. Prendiamo ad esempio il segmento delle pere: sono decine i produttori che vi agiscono e può esserci quello che vuole tenere la merce in frigorifero per un po’, un altro che invece la vuol mettere sul mercato a un prezzo onesto e un altro ancora che se ne vuole invece sbarazzare in fretta stracciando i listini. La mossa di quest’ultimo è sufficiente perché s’inneschi una corsa al ribasso e l’intero comparto venga messo a soqquadro, dopo di che rimettere insieme i pezzi è molto difficile.
E come mai voi riuscite a crescere in un contesto così problematico ?
Andiamo in controtendenza perché siamo un’azienda giovane che ha ancora ampi margini di sviluppo.
Che ne è del progetto di applicare il vostro sistema di recupero e riciclo contenitori in altri settori alimentari?
Procede bene. Abbiamo pensato che il meccanismo, dimostratosi eccellente con frutta e verdura, possa altrettanto bene adattarsi ad altri comparti del fresco a partire dalla carne per poi comprendere i latticini, i salumi, il pane, i prodotti da forno in generale e la pasta fresca in particolare. Proprio in quest’ultimo segmento siamo a uno stadio molto avanzato, prossimi a concludere un accordo con un’importante industria del settore che propone una linea “artigianale” di alta qualità.
Non ci sono ostacoli allo sviluppo del vostro sistema?
Noi diamo una risposta concreta ai bisogni della filiera, come dicevo tutta rappresentata nella cooperativa. Si tratta di imprese per la maggiorparte agricole che hanno l’interesse a movimentare cassette per l’ortofrutta con sponde abbattibili nel rispetto dell’ambiente con l’obiettivo di riversare i vantaggi sul prezzo dei prodotti al consumo. Altre imprese, che operano nel noleggio dei contenitori, non agiscono con questo spirito battagliando sulle tariffe del servizio con metodi che non condividiamo. Ecco, le resistenze allo sviluppo vengono sostanzialmente da lì.
Ti è piaciuto l'articolo?
Iscriviti alla newsletter e non perderti gli altri aggiornamenti.