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Gasbarrino: così si concilia sostenibilità e praticità

Gasbarrino: così si concilia sostenibilità e praticità
Gasbarrino: così si concilia sostenibilità e praticità

Gasbarrino: così si concilia sostenibilità e praticità

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Redazione

Ha preso avvio ieri a Parigi Cop21, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite che terminerà l’11 dicembre.

Quasi due settimane di negoziati, eventi e dibattiti in una lotta contro il tempo per arginare il cambiamento climatico provocato dall'inquinamento dell'uomo. Mario Gasbarrino, amministratore delegato di Unes, insignito pochi giorni fa da Manageritalia del Premio Eccellenza 2015, è da anni un promotore e sostenitore della sostenibilità, in particolare nell’ambito della distribuzione.


E’ appena iniziata a Parigi Cop21, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite. Qual è il suo punto di vita su ciò che il retail in Italia può fare per la salvaguardia dell’ambiente, la valorizzazione del territorio e tutto ciò che concerne la sostenibilità?
Io personalmente ritengo che il problema della sostenibilità riguardi indistintamente tutti noi per cui è evidente che ognuno debba fare la sua parte, retailer compresi.

Nello specifico Unes come si sta muovendo su questo fronte?
Noi di Unes abbiamo scelto di fare della sostenibilità il nostro punto di forza operando in modo che ogni nostra azione arrivi direttamente al cliente, lo coinvolga e soprattutto lo educhi. In primis occorre sottolineare che il distributore, essendo a metà strada tra chi produce e chi consuma, occupa un ruolo privilegiato ed ha una grande opportunità poiché è in grado di fare pressione su chi produce spingendolo a porre l’accento sulla parola sostenibilità in particolare sull’over packaging, che è uno di quegli aspetti che la gente percepisce in prima persona.
E’ per questo che noi siamo stati i primi a eliminare i sacchetti di plastica (un anno prima degli altri) o a vendere l’acqua minerale senza fardello: sono tutte cose che i nostri clienti possono toccare con mano. Chiaramente ci siamo mossi anche sul versante layout inserendo all’interno dei nostri punti vendita armadi frigoriferi per il 60-70% di copertura e macchine schiaccia bottiglie per il recupero della plastica. In tutto questo ci aggiunga anche che diamo tutto il nostro sostegno alle industrie che fanno esperimenti in termini di sostenibilità. Le faccio un esempio: quando Danone aveva tolto il cartoncino intorno al suo bis di yogurt, noi lo abbiamo evidenziato sul punto vendita con “approvato da eco Unes”.

E’ corretto quindi affermare che negli ultimi anni qualcosa è cambiato?
Da un punto di vista di cultura della sostenibilità sicuramente l’approccio è cambiato. Oggi ci si pone il problema, prima no. Noi di Unes ogni 6 mesi cambiamo il disegno sulla borsa della spesa riutilizzabile che vendiamo a 50 centesimi. L’obiettivo è identificare elementi che abituino il cliente al riciclo, che incentivino a ridurre l’over packaging, il tutto facendo sì che l’attenzione alla sostenibilità diventi quasi un elemento “di moda”. La filosofia su cui abbiamo costruito il format U2 si basa su un assunto fondamentale: la gente avrà sempre meno soldi, meno tempo e ci saranno meno risorse ambientali quindi dobbiamo fare di tutto per far risparmiare queste cose.

Unes rappresenta una mosca bianca nel panorama della gdo italiana o altre catene si sono mosse in questo senso?
Diciamo che in questo senso noi siamo stati dei precursori e abbiamo fatto qualche fuga in avanti rispetto ad altri, sperimentando su più fronti e adoperandoci per trovare soluzioni concrete. Detto ciò, al momento c’è una buona e crescente attenzione da parte delle catene italiane verso tutto quello che ha a che fare con la sostenibilità.

Su che cosa, a suo avviso, la distribuzione italiana dotrebbe lavorare di più? In quali aree è stato fatto poco o su quali ci sono margini di miglioramento?
Io ritengo che bisognerebbe investire nella ricerca di nuovi materiali poiché oggi ne abbiamo ancora alcuni poco compostabili. La lotta all’over packaging in termini di education è sicuramente la via più efficace, ma senza arrivare allo sfuso o al vetro che non fanno parte della nostra cultura. 20 anni fa in Italia inserimmo le macchine per i detersivi sfusi, moda che poi è tornata in voga 4 o 5 anni fa e adesso sta sparendo di nuovo. Per avere dei risultati concreti bisogna coniugare sostenibilità e praticità. Ecco, la chiave potrebbe essere definita in due parole: sostenibilità pratica.


















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