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Conad-Finiper: parla Pugliese

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Vincenzo Lorusso

È di pochi giorni fa la notizia dell’accordo siglato tra Conad e le società Iper Montebello e Unes del gruppo Finiper che avrà efficacia dal 2015 per la durata di cinque anni e sarà rinnovato in automatico per un altro quinquennio.

Francesco Pugliese, Amministatore Delegato di Conad ci racconta le ragioni alla base di questa partnership e ne illustra le finalità comuni, aggiungendo un commento sull’ingresso di Coop Italia nella supercentrale europea Coopernic.

Pochi giorni fa avete annunciato una partnership con il Gruppo Finiper. Ci può spiegare di che cosa si tratta?
Si tratta di un progetto che mette a fattore comune le eccellenze di una cooperativa d’imprenditori come Conad e quelle di un importante imprenditore della distribuzione come Brunelli, con le sue catene Iper e Unes. Prevediamo un percorso decennale che coinvolgerà da un lato gli ipermercati dell’extralimentare con i prodotti a marchio e le collezioni di Iper; dall’altro Conad per quanto riguarda tutti i prodotti a marchio nel settore food. Allo stesso modo saranno coinvolte la nostra insegna Todis (di Pac2000 Conad NdR) e U2, che hanno molti punti in comune e sviluppano fatturati simili, con iniziative sul piano del prodotto a marchio e del format. Abbiamo inoltre in programma tutta una serie di progetti nell’area della logistica, per la semplificazione delle produzioni dei prodotti freschi.

Possiamo parlare di questo accordo come di una supercentrale?
No, possiamo definirlo come “Conad e Finiper insieme”. Cominciamo un percorso che può portare a molte soluzioni, compreso il fatto di ragionare sul perché ci devono essere insegne diverse e su come fare l’espansione insieme, dopo aver associato queste realtà. Già nell’ambito dell’ultima acquisizione abbiamo cercato di lavorare insieme, in realtà è da tanto tempo che collaboriamo. Ora abbiamo reso solo più trasparente questa collaborazione.


Qualcuno ipotizza che questa operazione sia finalizzata in prospettiva ad acquisire la rete di Finiper, anche perché si vocifera che Brunelli voglia vendere..
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No, questa è un’informazione del tutto errata. Tre anni fa Brunelli ha ricomperato il 20 per cento dell’azienda da Carrefour e ha rifiutato per la proposta di acquisto del suo 80 per cento non 100, 200 o 300 milioni ma ben 1,5 miliardi di euro. Secondo lei, uno che tre anni fa si ricompra il suo 20 per cento, fa un’alleanza con Conad per pensare di vendere? Queste sono barzellette e cattiverie di chi non vuole vedere che questo è un momento in cui a continuare ad andare avanti è chi è, o si ritiene di essere, quello bravo, che è capace di condividere questa sua bravura con altri per essere più forte rinunciando ai piccoli egoismi. Non c’è niente altro se non questo. Noi crediamo che con il gruppo Finiper, U2, Unes e Conad possiamo rappresentare una via differente, molto molto leale nello spirito.

Cosa intende dire?
La nostra è un’alleanza contraddistinta da tre parole: “coraggio”, “competenza” e “lealtà” e da una quarta che è il legame tra le tre che si chiama “semplificazione”. Questo è quello che ricerchiamo, insieme alla maggiore efficienza tra di noi, sapendo che siamo perfettamente complementari, che abbiamo dei valori che sono comuni. La centralità della persona che abbiamo noi in Conad è anche uno degli elementi fondanti del Gruppo Finiper. L’attenzione verso il localismo e i prodotti che sono nell’area del fresco è sia una caratteristica di Conad che del Gruppo di Brunelli. Il prodotto a marchio è una caratteristica che è nostra e loro vogliono andare su questa via. I nostri format vanno da quello piccolo a quello grande e vedono la stessa presenza, ma con un differenza: noi di Conad siamo più forti nel medio piccolo, loro sono più forti nel medio grande. Mettersi insieme significa vincere tutti quanti.

Che fine farà a questo punto Conalec e l’accordo che avete – o avevate - con Leclerc nel format ipermercati? All’inaugurazione del centro commerciale Quasar di Corciano della scorsa settimana avete presentato il primo Conad Ipermercato, di Leclerc non vi era più traccia.
Faremo l’annuncio a breve. E non so se sia un caso, nell’analisi che ha fatto Altroconsumo nell’ultimo anno, che mostra che da quando facciamo una politica commerciale autonoma siamo tra gli ipermercati più convenienti di Italia, cosa che non ci è riuscita in dieci anni di partnership con Leclerc. Abbiamo imparato molto dai nostri partner francesi, però era un’ alleanza legata solo all’insegna. Oggi il valore dell’insegna Conad in italia è molto più importante e più forte di quello che è il valore di Leclerc. Anzi, quella partnership ci ha creato più di qualche problema con i consumatori. Non abbiamo bisogno di questo. Dal primo gennaio 2015 saremo operativi su tutti i punti vendita e dei 40 ipermercati che abbiamo e ne convertiremo circa una ventina in superstore e crediamo che con l’insegna Conad Ipermercati saremo molto più allineati alle attese dei clienti che non vanno più dietro all’extralimentare, anche perché non possiamo dare una offerta adeguata rispetto a certi specialisti. Andremo al recupero dei fattori tipici che sono di Conad, quindi i freschi, i prodotti a marchio e in questo Brunelli ci può dare una mano molto più adeguata rispetto a qualsiasi straniero. Noi siamo italiani e vogliamo continuare ad esserlo. Tra italiani, riusciamo meglio a comprenderci e a trovare soluzioni in un momento difficile come questo. Inoltre siamo quelli che stiamo investendo di più nell’ambito sia delle ristrutturazioni della rete sia delle acquisizioni. Vogliamo continuare a crescere e a farlo con chi ci capisce meglio.

Che piano di investimenti avete?
Ammonta a circa 400 milioni, e nel corso del piano triennale abbiamo programmato investimenti per quanto riguarda Conad di circa 1,2 miliardi. Per quanto riguarda Brunelli bisogna chiedere a lui, ma pensate a quello che ha già realizzato e non credo sia andato al di sotto di 200 milioni, e a quello che sta realizzando da un punto di vista di insediamento immobiliare e di galleria commerciale nell’area di Arese. Brunelli, insomma, non ha affatto bisogno di vendere, semmai ha bisogno di associarsi ad altri per avere un ombrello più ampio e mettere insieme forze per essere più competitivo sul mercato. È questo il senso di questa alleanza.

Avrà sentito dell’allenza tra Coop Italia e Leclerc e Delhaize nella rinata Coopernic. Lei cosa ne pensa?
Nulla. Noi abbiamo la nostra di cooperativa europea e la nostra centrale. Siamo stati fondatori e partner di Coopernic per oltre dieci anni. Poi ne siamo usciti perché avevamo delle incomprensioni con Leclerc che ci portavano a vedere un futuro diverso. Noi siamo lì con Rewe che fa circa 70 miliardi di euro di fatturato, e non 30, e con Coop Suisse e Colruyt. Sono contento per la Coop, che finalmente dopo dodici anni ha capito che deve fare qualcosa anche in ambito internazionale, potendo recuperare il tempo perduto.


Stefania Lorusso

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