Fiorani & C., parte di gruppo Cremonini (3,4 miliardi di fatturato nel 2020) nasce nel 2004 come centro di lavorazione carni per un importante retailer italiano ed ora è partner di tre catene della grande distribuzione. Dopo breve tempo, l’azienda ha iniziato a sviluppare anche una propria attività commerciale, con prodotti private label e presentando alla Gdo una gamma di salsicce free-from di qualità e a peso fisso. Le referenze si sono inserite con successo in un mercato classico, quello delle carni porzionate, che meritava però un rilancio specie dopo lo sviluppo, da parte della moderna distribuzione, dei banchi assistiti. Così a luglio 2018, Fiorani, insieme alla famiglia Cremonini, decide di ampliare la proposta assortimentale con una nuova gamma di elaborati ad alto contenuto di servizio che porta il nome “Fiorani” sulle confezioni. Abbiamo chiesto a Valeria Fiorani, responsabile marketing, quali sono oggi le principali sfide del mercato.

Carni nel mirino. I nutrizionisti dicono che ne mangiamo troppa e che, rischiamo grosso per la nostra salute. Molti consumatori, inoltre, si orientano verso alternative vegane… Come risponde Fiorani?

Sono fattori che non lasciano indifferente il settore e che, senza dubbio, comportano, per tutta la filiera, analisi e riflessioni. Ma ogni evoluzione nei consumi ha un lato buono, perché porta impegno e il bisogno di comunicare meglio. Intanto si deve dire, ancora più chiaramente, alle persone che l’alimentazione deve essere ben bilanciata e occorre leggere bene gli ingredienti indicati sulle confezioni. Il troppo non è mai sinonimo di bene, ma questo concetto vale per tutti i cibi. Vuole un caso reale? Un nostro caro amico ha avuto un’intossicazione da abuso di arance... In seconda battuta le aziende che, come la nostra, hanno un know-how nel settore da quattro generazioni, devono raccogliere la sfida e creare nuove occasioni di consumo, in linea con gli stili di vita emergenti.

Per esempio?

Per esempio, nel corso del lockdown sono emersi nuovi bisogni, che abbiamo analizzato e assecondato, a partire da una forte richiesta di prodotti confezionati, in grado di durare più a lungo e, nel percepito dei consumatori, più sicuri, perché meno manipolabili o soggetti a contaminazioni. Un’altra tendenza forte, nata da pochi anni, è il successo degli alimenti crudi: partita con il dilagare del sushi, ha messo le ali anche alla tartara, che è oggi uno dei nostri prodotti di punta. In questo caso un packaging in grado di proteggere al meglio è una garanzia, un motivo di rassicurazione. E poi, chi sceglie la carne cruda confezionata, non è costretto a consumarla in tempi brevissimi, come accade invece con il prodotto del macellaio.

Secondo l’Osservatorio permanente sul Consumo di carni, la domanda media annua, in Italia, è di 79 chilogrammi a testa, contro i 21 del 1960. Dunque, non possiamo certo parlare di un prodotto trascurato dai nostri connazionali. Lei cosa ne dice?

Sono d’accordo. Gli italiani non hanno mai abbandonato un piatto che fa parte della loro tradizione, come di quella di molti altri Paesi. Il punto è, però, che i consumatori sono cambiati e dunque, come le dicevo, le industrie devono avere il coraggio di essere innovative. Il nostro prodotto ‘Carpaccio pic-nic’, da 135 grammi, presentato a Tuttofood 2021, per esempio, è una vera soluzione pasto, con tanti e moderni pregi: leggera e gustosa, facile da portare in giro e da utilizzare dove si preferisce. La confezione contiene già una bustina di Parmigiano Reggiano Dop e un condimento semplice - olio extravergine, limone, basilico e sale-, ottimo da abbinare alla carne cruda. Un altro prodotto, in lancio ora, è il filetto di manzo marinato, gratinato e senza glutine. Si inserisce in vari contesti di consumo, come quello della cosiddetta ‘apericena’, partendo da tagli anatomici di suino marinato. Infine, stiamo utilizzando l’argomento della tipicità, per esempio con gli hamburger di manzo di razza piemontese, senza glutine e senza aromi aggiunti, elaborati con un processo a bassa temperatura.

Il packaging è per voi fondamentale. Come si sta rinnovando?

Oggi ci sono due grandi direttrici: la sostenibilità e la capacità di dialogo con le esigenze del consumatore. Optiamo, compatibilmente con i vincoli tecnologici, per packaging di ridotte dimensioni che garantiscano al retail e al consumatore maggiore shelf-life, a beneficio della comodità e della riduzione degli sprechi. I nostri imballaggi utilizzano la carta certificata Fsc-Forest Stewardship Council (sistema di certificazione internazionale che garantisce che la materia prima usata per realizzare un prodotto in legno o carta provenga da foreste dove sono rispettati rigorosi standard ambientali, sociali ed economici) e parlano alla clientela dando, oltre a tutte le informazioni previste dalla legge, precisi suggerimenti di consumo, che rispondono a un pubblico sempre più curioso ed esigente.

Fiorani è partita dal settore delle Mdd. Oggi cosa è rimasto di questo business?

Per noi è sempre un’area importante e con un’incidenza di rilievo sul giro d’affari. Questa attività è oggetto di costante dialogo con le catene e molti sono i progetti in realizzazione e sviluppo.

Ma allora perché sviluppare una marca?

Nel mercato occorre muoversi sulla base di punti di riferimento chiari, che siano in grado di rispondere a vari bisogni: fedeltà, sicurezza, storicità, tradizione, innovazione, un’innovazione che viene sviluppata spesso – e questo è un fatto - nell’interesse comune, tenendo alta l’attenzione verso l’intero comparto.

Avete anche molti prodotti suini. Anche questa è innovazione…

È vero. La nostra azienda, nata nel settore bovino, ha saputo attuare una forte opera di rilancio del suino, talmente forte che oggi abbiamo due stabilimenti dedicati e vari prodotti, dalle salsicce ai porzionati marinati, con un gusto unico e, come risulta dai dati, molto gradito, che deriva, appunto, dalla marinatura. Ritengo che il suino fresco, a volte bistrattato perché ritenuto grasso, possa svilupparsi molto bene sia attraverso la nostra linea benessere, a basso contenuto lipidico e senza glutine, sia comunicando, in modo appropriato, il prodotto al consumatore e sottolineando che il suino italiano è un’eccellenza.

Facciamo un passo indietro. Quali sono state le vostre performance nel 2020?

Il Covid ha avuto un impatto importante sui costi aziendali, ma ha anche rafforzato lo spirito di squadra e solidarietà presente in azienda. Fiorani, in pandemia, ha avuto fortunatamente un trend di crescita sia perché i nostri prodotti sono confezionati, sia perché siamo molto presenti nel retail, il quale, notoriamente, ha fatto registrare inediti tassi di incrementi in seguito al venir meno del canale Horeca. Addirittura, alcune catene ci hanno chiesto di creare per loro prodotti nuovi, come carni in atmosfera modificata da proporre nel banco taglio.

Da poco avete una nuova brand ambassador, Tamara Lunger. Quali messaggi volete dare?

Tamara, due volte campionessa italiana di sci-alpinismo e seconda donna italiana a salire in vetta al K2, intanto è un sinonimo di sport e, dunque, ci suggerisce che la carne e le proteine sono un elemento importante nella dieta di chi vuole mantenersi in forma. Ma Tamara è anche un personaggio molto positivo, che afferma la capacità di tenere vivo il gusto di divertirsi e di muoversi. E chi ha una vita tanto attiva, tanto dedita a una passione, ha bisogno di prodotti con un elevato contenuto di servizio, che però non scendano a compromessi con il gusto e la qualità. Si vive meglio, se si compiono a tavola scelte consapevoli ed accurate. Inoltre, Tamara è una donna e, per giunta, bellissima.