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Calsberg a tutta Cina

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Redazione
Carlsberg – quarto player globale del mercato della birra con 345 brand, 150 nazioni presidiate, oltre 15 milioni di consumatori, 99 impianti produttivi in 30 Paesi, rilevanti interessi anche nel mondo dell’Horeca – ha subito, nel terzo quarter una flessione dei volumi di vendita.

A incidere sulle performance è stata solo parzialmente l’Europa occidentale, un bacino che ha dimostrato da luglio a settembre i segnali di un trend favorevole legato al clima caldo. Più pesante la situazione in Europa Orientale, un’area il cui ripiegamento ha influito su altri elementi di positività, come la politica di riduzione dei costi e l’espansione nelle zone ad alto tasso di crescita, specie l’Asia.

Nel trimestre i ricavi in valore del colosso danese sono scesi a 17,97 miliardi di corone (2,41 miliardi di euro) contro i 18,59 del corrispondente, mentre in volume il dato si è piazzato sul -5% (-2,8% per la birra).

E’ invece positivo l’andamento dell’utile netto (da 2,14 a 2,21 miliardi) che, secondo le previsioni, dovrebbe totalizzare un +5% in chiusura d’anno. Evidenzia un calo l’utile operativo (3,43 miliardi contro 3,6). Il dato annuo rettificato sarà di 10 miliardi.

Il gruppo nel 2013, ha rilanciato le proprie politiche di investimento (+10%), una strategia legata soprattutto all’Estremo Oriente, dove due impianti sono in costruzione, in Birmania e Cina. A fine ottobre il Governo della Repubblica Popolare ha inoltre autorizzato la multinazionale europea a salire al 60% di quota in Chongqing Brewery, dall’attuale 29,7 per cento.

Il vero problema è attualmente la Russia, uno dei mercati chiave, dove però l’economia interna rallenta la sua corsa e la domanda flette in seguito alle misure contro il consumo di alcolici. Qui la domanda dovrebbe perdere 10 punti a fine anno.

L'amministratore delegato Jorgen Buhl Rasmussen ha commentato: "Sono lieto che il gruppo sia riuscito a conseguire una crescita degli utili nei nove mesi, oltre a mantenere le guidance per l'intero anno, alla luce di condizioni di mercato difficili e incerte e dell'impatto negativo delle valute”.
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