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Galeria Karstadt Kaufhof taglia metà della rete

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Galeria Karstadt Kaufhof taglia metà della rete

Galeria Karstadt Kaufhof taglia metà della rete

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Luca Salomone

di Luca Salomone

Mentre corrono, in Europa e nel mondo, le multinazionali del discount non food, molte storiche catene di department store soffrono.

Certamente non esiste un legame di causa-effetto, ma il fatto rimane, come segno dei tempi. Basti citare il caso della francese Galerie Lafayette (leggi altro articolo di Distribuzione moderna).

Così il gruppo tedesco Galerie Karstadt-Kaufhof marcia verso la chiusura di 52 punti vendita su una rete di 129 insediamenti.

Oltre 4 mila licenziamenti

Il provvedimento, adottato dalla controllante Signa, holding dell’imprenditore austriaco Rene Benko, comporterà una perdita di 4.300 posti di lavoro.

Il taglio non riguarderà solo le filiali in procinto di chiudere, ma anche una parte dell’organico amministrativo e di sede, nonché una porzione degli addetti impegnati nei negozi in attività.

È un disastro annunciato, che trova le sue origini in una serie di concause, purtroppo ormai classiche: pandemia, prima, e poi rincaro degli affitti, inflazione, caduta dei consumi, caro carburanti e, dunque, aumento dei costi logistici.

Le chiusure avverranno in due tranches, di cui una ai primi di giugno e l’altra a gennaio 2024. Ai collaboratori verrà offerta una somma a titolo di risarcimento.

Un pezzo di storia tedesca

Del resto, come riferisce Il Mitte, quotidiano berlinese per gli italiani all’estero, il gruppo tedesco aveva già vissuto una storia identica nel recente passato, quando erano state abbassate le saracinesche di altri 40 punti di vendita e quando la catena aveva dovuto fare ricorso a ingenti aiuti pubblici, finalizzati a sanare, molto parzialmente, la devastazione pandemica.

E dire che Galeria Kaufhof è un pezzo di storia tedesca: fondata, a Colonia, nel 1879 dall’imprenditore Leonhard Tietz, la catena è passata di mano, entrando, in varie fasi - dal 1980 al 1996 – in Metro AG.

In seguito, nel 2015, la signora dei cash&carry ha ceduto la compagnia, per 2,82 miliardi di euro, alla conglomerata canadese Hudson Bay la quale, nel 2018, ne ha concretizzato la fusione con la concorrente Karstadt. Infine, nel 2019, Signa ha preso le redini.

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