di Luca Salomone

Prosegue la battaglia, ormai quasi europea, contro i dark store.Dopo i divieti che hanno interessato le città di Barcellona, in febbraio e, prima ancora, di Amsterdam e Rotterdam, il conflitto si estende alla Francia intera, con tanto di benedizione normativa.

Una questione burocratica?

Il 24 marzo è stato infatti pubblicato, sul Journal Officiel (la gazzetta ufficiale), sentito il parere del Consiglio di Stato, un decreto che, con il pretesto di sanare dubbie situazioni edilizie, di fatto rischia di silurare il quick commerce.

La manovra messa in atto dai politici d’Oltralpe riclassifica la destinazione d’uso dei dark store, ma anche delle dark kitchen, che, secondo il legislatore, non sono negozi, ma magazzini e, quindi, immobili logistici.

L'entrata in vigore è fissata per il primo di luglio e dunque, probabilmente, gli interessati avranno il tempo per mettersi in regola.

Nei casi della Spagna e dei Paesi Bassi i motivi del bando, deciso dalle municipalità, erano stati portati, invece, allo scoperto: dal punto di vista degli enti locali interessati i depositi del quick commerce meritano di essere cancellati, o, per lo meno, ridotti e disincentivati, in quanto creano grave disturbo alla popolazione, aumentano il traffico e, dunque, il rischio di incidenti ed esercitano un’eccessiva pressione competitiva sul commercio al dettaglio.

Se ne parla da sei mesi

Il provvedimento non è certo una novità, dal momento che, già in settembre, alcuni esponenti dell'esecutivo francese avevano sollevato la questione.

In particolare il Ministro per le città e gli alloggi, Olivier Klein e il Ministro del Commercio, Olivia Grégoire, avevano sottolineato, per la gioia di moltissimi sindaci, che parecchi dark store, sorgendo in locali in precedenza adibiti al commercio al dettaglio, erano da considerarsi abusivi.

Secondo Statista il quick commerce francese, governato da Gorillas, Getir, Flink e Fritchi, ha chiuso il 2022 con un giro d’affari di poco meno di un miliardo di euro e dovrebbe raddoppiare entro il 2027, per raggiungere 1,93 miliardi… La previsione, a questo punto pare davvero ottimistica, anche perché le perdite dovute al post Covid non sono state ancora riassorbite e forse non lo saranno mai, visto che moltissimi consumatori sono tornati a fare acquisti prevalentemente nei negozi.