Il Belgio, per primo, dopo l’Italia, ha preso la decisione di chiudere tutti i negozi, a parte gli alimentari e le farmacie. La misura straordinaria, che al momento riguarda solo i fine settimana, è stata deliberata, il 12 marzo, dal Governo federale, composto da 15 ministri di nomina regia - guidati dalla premier, Sophie Wilmès -, e resterà in vigore fino al 3 aprile. Si tratta comunque di una precauzione: mentre scriviamo il Paese ha registrato, poco meno di 700 contagiati e 4 decessi, su una popolazione di 11,4 milioni di persone.

Lo stesso accade in Francia, dove la situazione si aggrava: 4.500 contagiati e 90 morti. Da sabato 14 marzo chiudono per tutti i giorni della settimana fino a nuovo ordine, tutti i negozi non indispensabili, a eccezione di alimentari, farmacie, banche, tabaccherie e distributori di benzina: lo ha stabilito il primo ministro, Edouard Philippe.

Idem in Spagna dove la serrata, annunciata sempre sabato 14 marzo, si protrarrà per due settimane. Qui l'infezione ha raggiunto 7.800 persone con 290 decessi.

Tornado al Belgio, il provvedimento colpisce anche tutta la ristorazione e alcuni servizi, come i saloni di parrucchiere, ma, di fatto, si riduce alla sola giornata di sabato, visto che la normativa nazionale non prevede, come da noi, le aperture festive, a parte un sistema di deroghe che riguarda la città di Bruxelles.

Chiuse, in modo continuativo, nelle 3 nazioni, le altre strutture che prevedono rilevanti contatti sociali, come le scuole, le palestre, i musei, le discoteche.

Anche all'estero, nonostante le rassicurazioni dei governi sul corretto funzionamento dei trasporti, si è scatenata la febbre degli acquisti di generi di prima necessità.

Le scuole, di ogni ordine e grado, del resto, sono chiuse in molti altri Paesi, come la Germania, limitatamente ad alcuni Länder, la Polonia, i Paesi Baltici, il Portogallo, dove si sono fermati anche i locali notturni. Si annuncia, anche, sempre per il 16 marzo, una serrata dei negozi in Austria, per la durata di una settimana.

E in Italia? La preoccupazione, riguardo all'estero, concerne il blocco dei nostri prodotti alimentari alla frontiera, per timore di contagio da parte dei nostri vettori, ma talora anche per una pessima informazione sul fatto che il cibo non trasmette l'infezione.

Il problema, che si manifesta dai primi di marzo, specie al passo del Brennero, è tornato alla ribalta giovedì 12, quando il Mipaaft ha denunciato ulteriori pratiche lesive della libera circolazione ai confini con la Croazia.

“Le ulteriori segnalazioni, giunte in queste ore dalle associazioni di categoria, dal Gruppo Veronesi e da altri importanti player, sono, oltre che evidentemente allarmate, fin troppo eloquenti. E' necessario e urgente – ha detto il Ministro, Teresa Bellanova - che la Commissione Europea richiami tutti i Paesi membri al rispetto delle regole del mercato unico e alla leale collaborazione, perché comportamenti di questa natura, ancorché assunti da singole catene distributive, non si traducano in pratiche e concorrenza sleale, mettendo a rischio i nostri prodotti - soprattutto la catena del fresco - e le nostre imprese, già gravate da una situazione eccezionale di criticità”.