Ahold-Delhaize chiude 32 supermercati Usa. Un'incrinatura nell'impero?
Ahold-Delhaize chiude 32 supermercati Usa. Un'incrinatura nell'impero?
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di Luca Salomone
Ahold-Delhaize si prepara a chiudere, entro i primi di novembre, 32 supermercati Usa sotto insegna Stop&Shop, con tagli in tutti gli Stati oggi presidiati: Connecticut, Massachusetts, New Jersey, New York e Rhode Island.
In ogni caso il gruppo ha assicurato che i lavoratori saranno spostati in altri insediamenti locali.
Una base più sana
Si tratta, come ha dichiarato la compagnia belga-olandese (88,6 miliardi di euro di fatturato netto nel 2023) di un’operazione che investe soltanto negozi a basso rendimento. Dopo il taglio, il marchio continuerà a operare, in tutti i territori presidiati, con più di 350 negozi.
La controllata americana, acquisita nel lontano 1996, per circa 3 miliardi di dollari, è nata nel 1892 (132 anni di storia) e, secondo il suo presidente, Gordon Reid, compie questo sacrificio «per creare una base sana, che porti a futuri e maggiori incrementi».
L’operazione, in altre parole, non è che una riorganizzazione visto che Stop & Shop non è certo privo di risorse. Focalizzato sulla crescita, attraverso grandi investimenti pluriennali sulla convenienza di prezzo, ha portato a termine, dal 2018, più di 190 ristrutturazioni di negozi, negozi che, ha affermato sempre Reid «stanno crescendo moltissimo rispetto agli altri».
L'Europa è troppo lontana
Per il gigante europeo gli Usa, con un giro d’affari 2023 di 54,54 miliardi di dollari (59 miliardi di euro, circa il 60% del totale) rappresentano, di gran lunga, il principale mercato, un mercato che, alla fine del 2022, schierava, in 23 Stati, ben 2.048 punti vendita, 1.564 pick up point e 9 insegne, praticamente tutte locali.
Ahold Delhaize, in sostanza, non lascerà mai un territorio, che con i suoi 340 milioni di abitanti, è risultato invece, per altre catene europee, impossibile da conquistare, o mantenere.
Basti citare l’inglese Tesco, che se ne è andato definitivamente nel 2013, dopo soli 5 anni e dopo 1,6 miliardi di dollari di investimenti.
Diverso il caso di Lidl, che ha lanciato la sfida americana nel 2017, ma che, a quanto sembra, anche dopo 4 avvicendamenti nella posizione di amministratore delegato, non riesce ad attecchire, dovendo accontentarsi di soli 175 punti vendita, rispetto ai circa 3.300 della nativa Germania, o agli oltre 750 della nostra Italia, dove fra l’altro è prevista una salita, al 2030, fino a un migliaio di indirizzi.
Un mercato molto impegnativo
I motivi? Sono vari: gli States sono già molto presidiati, sia offline, sia online, da colossi come Walmart, Costco, Target… per non parlare di Amazon.
La lontananza, poi, costringe le grandi catene estere a forti investimenti in loco, essendo impensabile, per ragioni di costo, accedere ai propri fornitori europei e alle risorse già disponibili.
Infine, pur essendo affascinati dal made in Europe, gli statunitensi hanno gusti piuttosto diversi dai nostri e quindi l’assortimento va ripensato.
Ma è vero anche il contrario: lo stesso gruppo Walmart, dall’alto dei suoi oltre 600 miliardi di dollari di ricavi, non è mai riuscito a conquistare l’Europa, anche dopo i tentativi compiuti, per esempio, in Germania e in Gran Bretagna, dove la controllata Asda è stata venduta, nel 2020, a EG Group.
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