Come riportato dal Sole il 14 novembre scorso la Commissione europea ha approvato la proposta di direttiva per realizzare il gender balance tra gli amministratori non esecutivi di società quotate, fissando al 40% dei posti relativi la percentuale di presenza femminile nel board da raggiungere entro il 2020 (entro il 2018 nelle società quotate a controllo pubblico) con esonero delle Pmi.

La proposta pone norme di armonizzazione minima e dà agli Stati membri la facoltà di adottare discipline più favorevoli a conseguire gli obiettivi indicati.
Nelle motivazioni dell'iniziativa europea il tema delle pari opportunità di accesso alle posizioni di vertice delle imprese, pur presente, resta sullo sfondo.

È viceversa centrale la finalità di favorire la commistione di modelli culturali eterogenei come fattore di miglioramento della visione e della strategia imprenditoriale e di rafforzare i meccanismi concorrenziali nella selezione per merito di coloro che saranno chiamati a ricoprire tali ruoli, includendo nella platea delle professionalità candidabili quelle che si assumono ormai presenti nell'universo femminile e che tendono, per fattori sociali e culturali, a rimanere escluse.