«La legittima esigenza di tutelare il patrimonio, di proteggersi da furti e rapine  con impianti di videosorveglianza, non autorizza i punti vendita della Gdo a operare  in violazione delle libertà fondamentali e della dignità di dipendenti e clienti».

A dirlo, anzi a ribadirlo, è l'Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali  in seguito ai risultati di un’attività ispettiva nel settore della grande distribuzione,  che ha rilevato come numerose imprese non avevano rispettato le garanzie previste dallo  Statuto dei lavoratori, dalla normativa sulla privacy e dal provvedimento generale in  materia di videosorveglianza predisposto dalla stessa Autorità. Dagli accertamenti  disposti dal Garante, è emerso, ad esempio, che tra le società sottoposte ad ispezione,  cinque (un supermercato A&O di catania, un Simply di Bari, un Conad di Bologna, un Eurospar di Ferrara, un supermercato di Napoli Supermercato Centro Storico e un negozio di moda  a insegna Nadine) non avevano ottenuto un preventivo accordo sindacale o richiesto l’apposita autorizzazione al competente ufficio del Ministero del lavoro.

A tal proposito,  l’Autorità ha sottolineato che non è sufficiente che i lavoratori siano stati informati  o che abbiano addirittura acconsentito all’installazione del telecamere per far venir  meno le specifiche tutele previste dalla normativa o lo stesso divieto di controllo a  distanza. Una sesta società, a differenza dalle precedenti, aveva sì ottenuto  l’autorizzazione dell’ufficio ministeriale ad installare l’impianto di videosorveglianza, ma non ne aveva poi rispettato tutte le prescrizioni.

Dalle verifiche condotte, sia a campione sia in seguito a segnalazioni, dal Nucleo Speciale Privacy della Guardia di Finanza, sono state riscontrate anche altre violazioni: alcuni esercizi commerciali conservavano le immagini per un arco temporale non giustificato da esigenze specifiche (ad esempio, per ripetuti furti o rapine) così come invece stabilito dal provvedimento generale del Garante in materia di videosorveglianza. Due dei supermercati controllati dal Garante, inoltre, non avevano provveduto a segnalare adeguatamente la presenza delle telecamere con appositi cartelli o avevano omesso di indicare chi fosse il titolare del trattamento.

Il legale rappresentante di un supermercato aveva addirittura dichiarato al nucleo ispettivo che l’impianto di videosorveglianza non era in funzione, salvo poi doversi smentire di fronte alle evidenze raccolte. L’Autorità ha dichiarato illecito il trattamento dei dati personali effettuato dalle sei società tramite i sistemi di videosorveglianza e ha disposto che tutti gli esercizi commerciali si adeguino entro trenta giorni alle misure prescritte alla luce della normativa sulla privacy e dallo Statuto dei lavoratori. A quanto risulta a Distribuzione Moderna, sono in arrivo ulteriori provvedimenti nei confronti di altri retailer.