UnionAlimentari –

Confapi, l’unione nazionale della piccola e media industria alimentare, nei giorni scorsi ha segnalato al ministro per lo sviluppo economico Bersani alcune critiche nei confronti dell’art. 4 del decreto sulle liberalizzazioni.

L’articolo dispone cambiamenti nelle modalità d’indicazione della data di scadenza e del termine minimo di conservazione degli alimenti preconfezionati. Si stabilisce infatti che la data vada riportata con caratteri di dimensioni non inferiori a quelli utilizzati per l’indicazione della quantità del prodotto.

L’indicazione, secondo l’associazione di categoria, è già ampiamente regolamentata e la nuova norma non produrrebbe un reale beneficio per il consumatore, ma implicherebbe solo elevati costi per le imprese italiane, che risulterebbero così svantaggiate rispetto alle concorrenti europee.

Nella lettera inviata a Bersani, UnionAlimentari ricorda che la legislazione vigente (d.l. 109/1992) - armonizzata a livello comunitario e affiancata dalle norme di settore - prevede misure che garantiscono diciture chiare e leggibili, funzionali a tutelare il consumatore finale.

Inoltre, le indicazioni delle etichette sono improntate ai principi di veridicità, chiarezza e completezza e il termine minimo di conservazione o la data di scadenza devono già figurare nello stesso campo visivo della denominazione di vendita e della quantità contenuta. Infine sono previste sanzioni pecuniarie, da 1.600 a 9.500 euro, per chi viola queste disposizioni.

UnionAlimentari elenca anche alcune delle difficoltà che un tale provvedimento produrrebbe sulle aziende italiane: rischio di perdita degli incarti già stampati che hanno validità pluriennale, difficoltà di adeguamento per le aziende operanti in settori specifici vincolati, per motivi tecnici, ad apporre la data punti dell’imballaggio con ridotto spazio, sostituzione degli strumenti di stampa e, infine, riduzione della competitività rispetto alle imprese estere, non soggette a simili procedure.